Il terzo piano di salvataggio per la Grecia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-02

il ministro delle finanze della Spagna, Luis de Guindos, parlando a un forum economico a Pamplona, parla di un controvalore tra i 30 e i 50 miliardi di euro. Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, conferma

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I paesi dell’Eurozona avrebbero avviato negoziati in vista di un terzo piano di salvataggio per la Grecia per un valore compreso tra i 30 e i 50 miliardi di euro. È quanto ha detto oggi il ministro delle finanze della Spagna, Luis de Guindos, parlando a un forum economico a Pamplona. La Spagna, ha spiegato de Guindos, potrebbe contribuire per il 13-14 per cento al nuovo piano di salvataggio che peraltro secondo il ministro è l’unico scenario plausibile per l’eurozona. «Non c’è alternativa» alla solidarietà europea ha detto de Guindos secondo cui la base su cui si trattando è quella delle condizioni già attuali ma con una maggiore dose di flessibilità.

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Chi detiene il debito pubblico della Grecia (Corriere della Sera, 5 gennaio 2015)

IL TERZO PIANO DI SALVATAGGIO PER LA GRECIA
Una circostanza che ha trovato altre conferme. La Grecia “potrebbe aver bisogno di un terzo salvataggio quando l’attuale piano scade” a giugno, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, in una intervista a Riga, in Lettonia, secondo quanto riferisce Bloomberg. Dombrovskis ha spiegato che il premier Alexis Tsipras deve affrontare una situazione diversa da quella del suo predecessore Samaras e potrebbe non avere quindi le stesse opzioni di quest’ultimo. “Col governo precedente si stava discutendo su come riportare la Grecia sul mercato, o attraverso un accordo cautelativo oppure con una linea di credito. Ma ora questo scenario sembra meno probabile, considerando l’instabilità finanziaria” del Paese ellenico, ha detto il vice presidente della Commissione. Proprio oggi il ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis era tornato a chiedere una ristrutturazione “intelligente” del debito ellenico, pur rilevando che l’eliminazione sarebbe inaccettabile per i suoi creditori, in un’intervista rilasciata oggi ad Handelsblatt. «Uno sconto è una parola sporca. L’ho imparato. Così come noi non vogliamo sentire la parola troika, i nostri creditori non vogliono sentire la parola sconto. Questo è qualcosa che ho capito», ha detto Varoufakis. Per l’esponente del governo greco, «ci sono soluzioni più  intelligenti: ad esempio si potrebbe convertire parte dei crediti che abbiamo ricevuto con i fondi europei di salvataggio in obbligazioni, la cui cedola e rimborso sarebbero indicizzati all’evoluzione del nostro prodotto interno lordo». I partner europei la settimana scorsa hanno deciso di estendere a giugno il loro programma di assistenza paese. Nel frattempo, Atene e i suoi partner devono concordare un nuovo contratto, e il governo Tsipras deve implementare una serie di riforme.
 
TSIPRAS E L’EUROPA
«Non voglio che lo Stato continui a indebitarsi. Il nuovo accordo che vogliamo negoziare deve essere un patto di crescita, sulla base degli investimenti del settore privato», ha concluso Varoufakis. Nel caso di un terzo piano di salvataggio, scrive il Sole 24 Ore, anche l’Italia dovrebbe fornire il suo contributo:  «stando alla quota che il nostro Paese detiene nel capitale del Fondo salva-Stati europeo (Esm), pari al 18% (cui va sottratta la quota della Grecia), il conto per l’Italia si aggirerebbe approssimativamente tra i 6 e i 10 miliardi di euro che andrebbero ad aggiungersi ai circa 40 già sborsati». Nel frattempo proprio oggi il governo tedesco ha criticato le “teorie cospirative” formulate dal premier greco Alexis Tsipras, che ha accusato Spagna e Portogallo di voler sabotare i negoziati sulla Grecia all’interno dell’Eurogruppo. «In termini europei, si è trattato di una scorrettezza inusuale. Non facciamo così nell’Eurogruppo», ha dichiarato il portavoce del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, Martin Jaeger. Il portavoce ha poi definito i governi conservatori di Portogallo e Spagna soci con cui la Germania collabora strettamente e che meritano grande riconoscimento per le riforme che stanno attuando. «Il loro piano era, ed è, quello di farci perdere credibilità, far cadere il nostro governo e obbligarlo a una resa incondizionata prima che il nostro lavoro cominci a dare frutti e prima che l’esempio della Grecia influenzi altri Paesi, in particolar modo prima delle elezioni politiche in Spagna», aveva detto l’altroieri Alexis Tsipras rilanciando le accuse nei confronti di Spagna e Portogallo, colpevoli, secondo il premier greco, di aver cercato a più riprese di ostacolare l’accordo all’Eurogruppo. Un’accusa ribadita nel comitato centrale di Syriza: «Hanno cercato di far saltare la trattativa, fermare il nostro lavoro prima che cominci a dare i suoi frutti e l’esempio greco prenda valore anche negli altri paesi», ha continuato il primo ministro, ricordando che in entrambi i paesi si voterà entro l’anno e in Spagna Podemos, partito gemellato con Syriza, sta crescendo nei sondaggi.
 

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