Opinioni

Quello che denuncia il vestito tricolore per vilipendio alla bandiera

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-06-07

Lo strano caso del monarchico che difende la bandiera italiana dall’oltraggio di essere stata usata come vestito da una ragazza senegalese durante la visita di Mattarella a Mirandola. Ma in realtà quello era un vestito e non una bandiera. E manca anche l’intenzione di oltraggiare la bandiera.

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Si è tanto parlato dell’abito tricolore indossato da Mbayeb Bousso in occasione della visita del Presidente Mattarella a Mirandola. A farlo in maniera più rumorosa sono stati i soliti razzisti, spalleggiati per l’occasione anche da Forza Nuova. Chi pensava che la questione fosse finita si sbaglia, perché un cittadino ha presentato alla Procura di Pistoia un esposto contro ignoti per vilipendio alla bandiera. Come riferisce la Gazzetta di Modena l’autore dell’esposto è il signor Giulio Cozzani.

È un vestito o una bandiera?

Sembra uno scherzo ma la denuncia è seria ed è stata recapitata ai Carabinieri di Buggiano. Nella denuncia il signor Cozzani scrive che a suo avviso vi sono due aspetti della cerimonia di Mirandola nei quali ravvisa violazioni del regolamento dell’uso della bandiera italiana. Il primo riguarda il fatto che la bandiera “non deve mai toccare il suolo né l’acqua“. Il secondo è che la bandiera non deve essere “mai usata come copertura di tavoli o sedute o come qualsiasi tipo di drappeggio, né usata come involucro per qualsiasi oggetto da contenere trasportare o spedire”. Secondo Cozzani (che cita questo regolamento dove i passi menzionati non ci sono perché li prende da quest’altro sito) il fatto che il tricolore sia stato usato come drappeggio e che sia stato trascinato per terra lasciano intravedere il reato di vilipendio.
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Per il denunciante il Presidente Mattarella, in qualità di Capo dello Stato avrebbe dovuto impedire “questo disonore”. L’abito indossato dalla ragazza, studentessa dell’istituto Galilei di Mirandola, è stato confezionato dalle alunne della scuola di moda. Secondo la dirigente dell’istituto l’intento non era assolutamente quello di offendere la bandiera ma anzi di rendere omaggio al vessillo nazionale.

È davvero vilipendio alla bandiera?

C’è da dire che un vestito non è una bandiera. Inoltre affinché si possa parlare di vilipendio il Brocardi ricorda che in base ad una sentenza della Cassazione la condotta di vilipendio (art 292 del Codice Penale) si deve concretizzare “in un atto di denigrazione di una bandiera nazionale e non anche di un’altra cosa che ne riporta i colori”. Va infine tenuto conto del fatto che ci deve essere anche la manifesta intenzione di disprezzare o dileggiare la bandiera. Cosa che non sembra essere avvenuta.
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Cozzani, che sembra essere un fervente monarchico e che ha invitato gli italiani a “unirsi sotto la bandiera sabauda” per cacciare gli invasori, potrà quindi tornare alle sue occupazioni.
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Certo, il dubbio che il denunciante sia mosso da motivazioni che vanno ben oltre quello di difendere “l’onore della bandiera” viene a tutti quelli che in queste ore stanno visitando il suo profilo Facebook e trovano post dove parla dei migranti come “persone che non sono degne di rappresentare l’umanità”.
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Oppure quando ci spiega che è Dio che vuole che “gettiamo a mare gli emigrati”. Il che è alquanto confondente: si riferisce agli immigrati (e quindi alle persone come Mbayeb Bousso che è di origine senegalese) o agli emigrati, e quindi ai cervelli in fuga? Speriamo che Dio sia più chiaro la prossima volta.

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