Michele Serra racconta la storia del pezzo di legno di una barca di migranti diventato violino | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-11

Il giornalista e scrittore ha mostrato quel frammento di legno che, nella sua metamorfosi, ha vissuto tre vite

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È la storia di un pezzo di legno, ma non di Pinocchio. Un pezzo di un albero, cresciuto in Nord Africa, che ha vissuto tre volte. La prima come essere vivente facente parte della fauna locale, la seconda nelle mani di chi l’ha fatto diventare una barca da pesca (poi utilizzata come imbarcazione di “fortuna” per affrontare il Mediterraneo carica di migranti in fuga da guerre e carestie poco mediatiche). Poi la terza: quella offerta dai detenuti del carcere di opera che hanno trasformato quel pezzo di legno in uno e più strumenti musicali. E la storia di questo pezzo di legno è stata racconta da Michele Serra a “Che Tempo che fa”.

Michele Serra e la barca di migranti diventata un’orchestra

Tre vite, due metamorfosi. Michele Serra, prima di lasciare spazio a Sofia Manvati che si è esibita con quel violino sul palco di Rai 3, ha raccontato la storia di questo pezzo di legno inanimato che ha preso vita. Ha cambiato la sua vita. Ha modificato i suoi usi e il consumo che se ne è fatto nella storia.

“C’era una volta un pezzo di legno è l’inizio di Pinocchio, la storia straordinaria di una metamorfosi. Anche la piccola storia che vi racconto è quella di una metamorfosi e inizia con le stesse parole. Questo pezzo di legno. Però, rispetto a Pinocchio, è una storia vera. Questo è il pezzo di una barca. Una barca molto semplice, costruita nell’Africa del Nord. Prima di diventare una barca, questo pezzo di legno era un albero. La barca è stata usata per molti anni per la pesca. Bordeggiava vicino le coste africane. Poi ha cambiato mestiere, affrontando rotte troppo ardite per il suo piccolo cabotaggio. Ed è diventata uno dei mezzi di fortuna che attraversano il Mediterraneo, sovraccarichi di migranti. Una barca povera che trasporta poveri.
È arrivata fino a Lampedusa, non si sa se carica o scarica. Non si sa quanti di quelli che sono partiti sono poi anche riusciti ad arrivare. Si sa solo che la barca, sotto sequestro, se ne stava in secca da anni con altre decine di suoi simili. Fino a che qualcuno si è chiesto se di quel cimitero di barche si potesse fare qualcosa. Un Onlus Milanese, La Casa dello Spirito e delle Arti, ha avuto un’idea: ha trasportato dieci di questi barconi nel carcere di Opera, dove c’è un laboratorio di falegnameria e liuteria. I detenuti sono diventati fabbricanti di strumenti musicali. È così che una vecchia barca arenata è diventata un violino. E presto diventerà anche viole e violoncelli. Una intera orchestra costruita in un carcere. Si chiamerà l’orchestra del mare.
Il viaggio di questo pezzo di legno non è finito. È partito dai monti dell’Africa, è stato lavorato una prima volta da mani umane per diventare barca, ha attraversato il mare e quando sembrava morto è diventato musica. Un legno fuori legge abituato ad ascoltare solamente gli ordini degli scafisti e i lamenti dei passeggeri, sentirà l’applauso dei teatri. Da molte settimane parliamo di quello che le mani dell’uomo possono fare per distruggere e per uccidere. Ma le mani dell’uomo possono fare anche meraviglie. Ci vogliono 300 ore di lavoro per fare un violino. Ci basterà un solo minuto per ascoltare la sua voce”. 

E dopo le parole di Michele Serra, ecco Sofia Manvati che suona un intermezzo utilizzando proprio quel pezzo di legno, diventato barca e, ora, diventato un violino da cui sprigionare tutta l’arte nascosta tra il legno e le corde.

 

(foto e video: da “Che Tempo che fa, Rai 3)

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