I vescovi si arrabbiano per le messe nella Fase 2 e Conte obbedisce con un “protocollo”

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-27

Ieri sera, dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio con l’annuncio della Fase 2, la Conferenza Episcopale Italiana ha inviato una nota in cui protesta su “Il disaccordo dei vescovi”, in cui evoca addirittura la violazione della “libertà di culto“. “I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. …

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Ieri sera, dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio con l’annuncio della Fase 2, la Conferenza Episcopale Italiana ha inviato una nota in cui protesta su “Il disaccordo dei vescovi”, in cui evoca addirittura la violazione della “libertà di culto“. “I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”, afferma la Conferenza episcopale italiana nel comunicato.

‘Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto’. Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della Cei, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio. Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.

Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la Cei presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo. Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.

giuseppe conte vescovi messe

Dopo la pubblicazione del comunicato la ministra della Famiglia Elena Bonetti si è schierata dalla parte della CEI:

elena bonetti messe

E dopo le lamentele è arrivato il dietrofront di Conte:

La Presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della CEI e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal Presidente Conte. Già nei prossimi giorni – si legge in una nota – si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.

Le messe erano state negate nel discorso di Conte durante la conferenza stampa. Ma non appena i vescovi si sono lamentati, il premier ha annunciato il protocollo. Così gli italiani, in questa fase 2 che sembra una fase 1 e mezzo visto che gli italiani potranno lavorare e ricevere cibo da asporto a casa rispetto a prima e basta, potranno uscire per visitare congiunti (e quindi nessun altro oltre alla propria famiglia con cui erano segregati in casa) oppure andare a messa. Che fortuna, vero?

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