Anche Meloni crede che non serva una legge contro l’omofobia. Ma poi si indigna sui social

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-04

Lo ha ribadito durante un’intervista a La Stampa. Ma la sua motivazione fa acqua da tutte le parti

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Su questo Giorgia Meloni è ancora d’accordo con il suo (ex?) alleato Matteo Salvini: una legge contro l’omofobia non serve, dice lei. Perché, lo ripete in un’intervista a La Stampa: “Il ddl Zan non c’entra niente con la lotta alla discriminazione degli omosessuali: è una legge che punta a vietare di esprimere opinioni, ad esempio contro l’utero in affitto, e a portare la teoria gender nelle scuole anche elementari. E io non sono d’accordo senza essere omofoba”. Ma la realtà dice altro: non è in nessun caso vero che il ddl punti a a vietare di esprimere le opinioni. Dietro a questo scusa aveva trovato riparo anche il leader della Lega Matteo Salvini, che come la numero uno di Fratelli d’Italia non ha alcuna intenzione di dare il suo via libera. Il perché ancora non è molto chiaro (o lo è), perché questa motivazione non regge. E, soprattutto, stride un po’ con l’indignazione che poi regolarmente i due esprimono dopo le numerose aggressioni alle coppie omosessuali.

Perché non è vero ciò che dice Giorgia Meloni (e anche Salvini)

Quello che dice Giorgia Meloni fa acqua un po’ da tutte le parti. Nessuna legge in Italia può vietare di esprimere lo opinioni. E il perché è molto chiaro, e travalica il Ddl Zan e Giorgia Meloni. La motivazione è contenuta all’interno della Costituzione, e più precisamente nell’articolo 21. Come spiega Datajournalism: “Oltre a tali disposizioni è importante sottolineare la presenza di una clausola di salvaguardia dell’art.21 della Costituzione italiana, che istituisce e protegge il diritto di espressione, pensiero ed opinione. Infatti, tale clausola risponde a tutti coloro che accusano la legge Zan di introdurre il reato di opinione e di essere quindi anticostituzionale, in quanto garantisce e tutela il pluralismo delle idee e la libera scelta, purché non costituiscano un incitamento e un pericolo concreto a commettere atti di violenza e di discriminazione”.

 

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