Opinioni
Maurizio Molinari: perché votare no nel referendum sul taglio dei parlamentari
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2020-08-20
Il direttore di Repubblica Maurizio Molinari oggi si schiera e indica di votare no nel referendum sul taglio dei parlamentari il 20 e il 21 settembre, quando gli italiani saranno chiamati a confermare la legge votata prima da Lega e MoVimento 5 Stelle e poi anche dal Partito Democratico: Nell’Italia laboratorio del populismo europeo, le forze […]
Il direttore di Repubblica Maurizio Molinari oggi si schiera e indica di votare no nel referendum sul taglio dei parlamentari il 20 e il 21 settembre, quando gli italiani saranno chiamati a confermare la legge votata prima da Lega e MoVimento 5 Stelle e poi anche dal Partito Democratico:
Nell’Italia laboratorio del populismo europeo, le forze che vinsero le elezioni del 4 marzo 2018 sono in affanno e sostengono, entrambe, il referendum del taglio senza riforma per riguadagnare forza e slancio. Ma ciò che giova a tali interessi di parte indebolisce le istituzioni repubblicane. Per queste ragioni l’opinione del nostro giornale è contraria ad un referendum privo di una cornice di riforma. Chi ha proposto la consultazione con l’intento di rafforzare il Parlamento aveva — ed ha ancora — il dovere di accompagnarla ad una legge di riforma mirata a migliorare costi, qualità ed efficienza del Parlamento della Repubblica. In presenza di tale legge il referendum diventerebbe un tassello strategico di un mosaico più ambizioso e ci troverebbe favorevoli.
Perché la Costituzione è un documento vivo, che può essere sempre migliorato. Ma in assenza di tutto ciò sarà vero l’esatto contrario: il referendum farà gioire per una notte chi ritiene che le riforme si fanno a colpi di machete o che basta una legge per battere la povertà. Dunque, indebolirà e non rafforzerà le istituzioni repubblicane da cui dipende la tutela delle nostre libertà fondamentali. È un grave errore pensare che il puro e semplice taglio numerico dei rappresentanti in Parlamento renda più efficace e funzionante la nostra democrazia rappresentativa: questa visione semplicistica di una riforma costituzionale nasce dalla convinzione che esistano delle scorciatoie populiste per ridisegnare le istituzioni, senza curarsi troppo delle conseguenze. Noi riteniamo invece che una riforma costituzionale sia e resti uno strumento formidabile per rafforzare le istituzioni ma a patto di valutarne ogni implicazione.
La battaglia che il direttore di Repubblica si andrà a scontrare molto probabilmente con una realtà nella quale gli italiani voterebbero volentieri il taglio dei parlamentari anche se questo dovesse essere attuato con la motosega. Questo perché la classe politica in questi anni ha dato un orribile spettacolo di sé. E probabilmente perché dimenticano che la classe politica è lo specchio del paese che la elegge.
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