Opinioni
Quando Matteo Renzi faceva l'arbitro in Garfagnana
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2016-06-10
Ieri Matteo Renzi durante l’intervento all’assemblea di Confcommercio (dove ha rimediato anche qualche fischio) è tornato a raccontare di quando faceva l’arbitro in Garfagnana: «Fermi lì! Fermi lì! No, no, ragazzi! Ho fatto l’arbitro in Garfagnana, quindi se pensate che mi preoccupi fare una discussione sugli stipendi…». L’uscita è stata in risposta ai brusii e […]
Ieri Matteo Renzi durante l’intervento all’assemblea di Confcommercio (dove ha rimediato anche qualche fischio) è tornato a raccontare di quando faceva l’arbitro in Garfagnana: «Fermi lì! Fermi lì! No, no, ragazzi! Ho fatto l’arbitro in Garfagnana, quindi se pensate che mi preoccupi fare una discussione sugli stipendi…». L’uscita è stata in risposta ai brusii e alle contestazioni del pubblico, delle quali il premier voleva far sapere di essere abituato vista la sua attività di arbitro.
“ho fatto l’arbitro in garfagnana, se pensate che mi preoccupi discutere sugli stipendi…”. #renzi a #confcommercio pic.twitter.com/HJWnYcYCFW
— gianluca testa (@gitesta) 9 giugno 2016
Ma come faceva l’arbitro in Garfagnana il premier Matteo Renzi? Il rapporto stilato su di lui da un commissario dell’Associazione Italiana Arbitri ne elenca compiutamente pregi e difetti: «Fermezza impressionante, è uno che sa farsi rispettare. Atleticamente però è lento: e non ha cambio di passo», diceva il rapporto. «Ha ottima predisposizione all’attività intrapresa e ottimo carattere. Riesce ad instaurare un eccellente rapporto con calciatori e accompagnatori», aggiungeva. «Un ragazzo pratico e intelligente – spiega il commissario ai suoi superiori – che sa farsi rispettare senza forzature. Tecnicamente è preparato, sul piano disciplinare e comportamentale va benissimo. Ha un ottimo carattere, poi. È un arbitro affidabile, può già salire di categoria: e dopo la dovuta esperienza può andare anche oltre». Ma purtroppo è troppo lento.
Infine c’è una coincidenza impressionante. Ed è quella tra il personaggio di Giovanni Botero interpretato da Nanni Moretti nel film di Daniele Lucchetti “Il Portaborse” e il premier. Nella pellicola che anticipò Tangentopoli e che all’epoca si diceva fosse ispirata a vita e opere di un famoso ministro del Partito Socialista Italiano una scena vede Silvio Orlando, spin doctor di Botero, intento a preparare un dibattito tra il ministro e un giornalista che gli chiederà conto dei suoi archivi elettorali; Orlando gli scrive un discorso in cui dice che da giovane Botero faceva l’arbitro in serie C e quindi non ha paura di fischi o impopolarità. Poi Botero userà la battuta direttamente alla fine del dibattito tv. Un po’ la stessa cosa detta da Renzi ieri.
Anche in un’altra occasione le cronache renziane hanno sfiorato interessanti similitudini con il film. In questo articolo pubblicato qualche tempo fa sul Corriere della Sera si racconta di un Matteo Renzi che sembra non ascoltare un discorso dell’imprenditore Francesco Merloni in una riunione privata; ma poi proprio Renzi qualche minuto dopo prende la parola e ripete le stesse cose dette da Merloni.
E la stessa cosa accade nel Portaborse. Chissà se le similitudini si fermeranno prima del finale.