I messaggi in codice di Matteo Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-01-19

Una delle caratteristiche più furbe dei politici italiani è quella di replicare in codice a quelli che temono. Siccome fare nomi e cognomi è roba che potrebbe mettere nei guai, anche perché poi porterebbe a confrontarsi con gli argomenti altrui, meglio rivolgersi a misteriosi interlocutori a cui cantargliele chiare e tonde, per poi magari fare marcia …

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Una delle caratteristiche più furbe dei politici italiani è quella di replicare in codice a quelli che temono. Siccome fare nomi e cognomi è roba che potrebbe mettere nei guai, anche perché poi porterebbe a confrontarsi con gli argomenti altrui, meglio rivolgersi a misteriosi interlocutori a cui cantargliele chiare e tonde, per poi magari fare marcia indietro dicendo “Io non ce l’avevo mica con lui, parlavo in generale” in caso di mala parata. È il caso, ad esempio, del lungo status pubblicato sulla sua pagina Facebook da Matteo Renzi stamattina: in esso si annuncia l’incontro del premier con l’azienda Cisco, che investirà 100 milioni in Italia nei prossimi tre anni, si perora la causa «della digitalizzazione, della formazione, della creazione di start-up innovative, della ricerca. Ma anche della trasformazione digitale di settori di eccellenza della nostra economia come il manifatturiero e l’agroalimentare». Il tutto per arrivare finalmente al punto:

La risposta migliore, insomma, a chi, forse impaurito da questo nuovo protagonismo italiano, preferirebbe averci più deboli e marginali, come purtroppo è spesso accaduto in passato. Se ne facciano una ragione: l’Italia è tornata, più solida e ambiziosa. Con tanto lavoro ancora da fare – questa settimana sarà decisiva per la trasformazione della Pubblica Amministrazione e per un altro passo avanti della Riforma istituzionale – ma anche con la consapevolezza che ce la stiamo mettendo tutta e che le grandi realtà internazionali, come oggi testimonia Cisco, tornano a scommettere su di noi.

scontro renzi juncker
I fronti aperti tra Italia e UE (Corriere della Sera, 19 dicembre 2015)

Chi è che preferirebbe averci più deboli e marginali eccetera? Ma è ovvio: Jean Claude Juncker, che ieri a sua volta in una surreale polemica ha mandato un altro messaggino in codice al governo italiano: «Il presidente della Commissione Europea era e resta amico di Matteo Renzi ed il miglior alleato dell’Italia. Che però venerdì ha sostanzialmente perso la pazienza a causa di troppi malintesi nati perché Bruxelles non ha un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati». Ieri giustamente il governo italiano ha fatto notare al presidente della Commissione Europea che in Italia c’è un esecutivo a cui è stata votata la fiducia del Parlamento, come Costituzione impone, e che se vuole rivolgersi a qualcuno l’indirizzo è Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00186 Roma. Ma si sa, le parole sono solo parole. Così come le polemiche e le risposte polemiche alla fine sono solo chiacchiere. Contano i fatti. E a proposito di fatti, il governo oggi ha nominato l’interlocutore che “mancava” a Juncker:
renzi juncker
Ora, pare davvero incredibile che l’uscita di Juncker fosse dovuta alla giubilazione dell’ambasciatore italiano a Bruxelles Stefano Sannino in anticipo sul mandato per ragioni politiche. Ma quello che conta è che nei confronti di Renzi cominci a tirare un’aria molto simile a quella che portò all’addio del governo Berlusconi nel 2011. Sicuramente è un’esagerazione. Ma i segnali che arrivano da Bruxelles, come dicevamo ieri, sono chiarissimi. Per Renzi è il momento di decidere cosa vuole fare da grande.

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