Cultura e scienze

L'Unità e la scomparsa di Matteo Renzi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-13

Il direttore Sergio Staino ha fatto sapere che dopo la lettera da lui inviata verso la metà del dicembre scorso in cui chiedeva al segretario di intervenire per la crisi del giornale lui non si è mai fatto sentire e il silenzio dura ancora oggi. Il tutto mentre il quotidiano va verso la chiusura e i licenziamenti

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Sparito. Scomparso. Desaparecido. Matteo Renzi non si trova più e a denunciarne la scomparsa è il direttore dell’Unità Sergio Staino, il quale ha fatto sapere che dopo la lettera da lui inviata verso la metà del dicembre scorso in cui chiedeva al segretario di intervenire per la crisi del giornale lui non si è mai fatto sentire e il silenzio dura ancora oggi. Il tutto mentre il quotidiano va verso la chiusura e il licenziamento della forza lavoro assunta per la seconda resurrezione del quotidiano, quella che proprio Renzi ha fortemente voluto ma dalla quale oggi che il fallimento è vicino tenta evidentemente di smarcarsi.

L’Unità e la scomparsa di Matteo Renzi

«La situazione economico finanziaria è grave. Ma la crisi vera è politica. La crisi è Renzi. Sono stato nominato da lui. Mi dice: “Fai un bel giornale, ricco, tante pagine. E dei soldi non preoccuparti, quelli ci sono”. Una delle battute più infelici che potesse farmi», dice oggi Staino a Repubblica raccontando l’incredibile comportamento del segretario: «Renzi mi manda dei compagni di serie B, gente che non sa nulla. Oppure viene il tesoriere Bonifazi, uno che te lo raccomando, non auguro a nessuno di avere a che fare con lui. Ma il tesoriere che c’entra?». L’ex premier sembra infatti non volersi sporcare le mani con un fallimento che è da imputare soprattutto a lui, visto che sua è stata la scelta dei soci della nuova avventura e sua è stata la scelta dei direttori che hanno portato il quotidiano sull’orlo del baratro. Come suo costume, Renzi tende a metterci la faccia quando si tratta di dare buone notizie, e a scomparire quando tocca alle cattive. Ma pare anche non rendersi conto che la vicenda del quotidiano di partito rischia di fargli perdere l’appoggio di tanti che nel tempo lo hanno sostenuto.
sergio staino

Intanto l’Unità fa causa a… l’Unità

Intanto però il CdR de l’Unità ha deciso di fare causa a l’Unità. In un comunicato il Cdr ha fatto sapere che “non intende assecondare, e dunque condanna con fermezza, il braccio di ferro che rischia di portare alla chiusura del giornale. Pertanto chiediamo ai soci dell’Unità srl di assumersi ognuno per la propria parte le responsabilità a cui sono chiamati, a garantire la ricapitalizzazione necessaria, a provvedere al pagamento dei contributi trattenuti in busta paga e non versati agli enti previdenziali, e al pagamento dei fornitori per assicurare la continuità aziendale ed editoriale. Al netto delle dichiarazioni pubbliche di impegno per il rilancio del giornale e per un piano industriale e di risanamento, ai quali il Cdr aveva assicurato la propria collaborazione, nel corso di questi 18 mesi nulla è stato fatto”. “Per questo – si legge ancora nel comunicato – il Cdr chiede un incontro ufficiale con il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, che in questa vicenda non può restare ancora in silenzio. Spetta anche al Pd e al suo segretario intervenire affinché l’assetto societario dell’Unita‘ e il suo futuro trovino una definizione chiara e senza più rimpalli di responsabilità. È arrivato il momento di fare una scelta: l’Unità deve continuare ad esistere o deve morire? Pretendiamo di saperlo. Chiediamo, inoltre, perché a distanza di 18 mesi, ancora non sia stato attivato il sito web, Unita.it, di proprietà dell’Unita‘ srl, come il sindacato rivendica dal momento della riapertura del quotidiano. Finora si è preferito mantenere l’ambiguita’ con il blog Unita.tv, di proprieta’ di Eyu, che nulla ha a che vedere con il giornale cartaceo, né con la redazione dell’Unità, tantomeno con la direzione di Sergio Staino. Per risolvere questa situazione, da soli, i giornalisti de l’Unita‘ hanno deciso di dare mandato ad un avvocato per promuovere una causa a fronte di quello che riteniamo un grave danno al prodotto. Sia chiaro a tutti che se il progetto e’ quello di mantenere viva la testata de l’Unita‘ su pagine che nulla hanno a che vedere con la nostra storia e che utilizzano in maniera abusiva il marchio del giornale fondato da Antonio Gramsci saranno i tribunali ad esprimersi. Il conto alla rovescia – conclude la nota del Cdr de l’Unità – è iniziato, il tempo dello scaricabarile è finito. Ora servono risposte concrete”.

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