Opinioni
Luigi Di Maio non si accorge che il M5S è cambiato
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-09-08
Luigi Di Maio oggi su Facebook ha scritto un bel messaggio per l’anniversario del V-Day di Bologna, che diede il via al processo che ha portato alla nascita del MoVimento 5 Stelle. Nel post Di Maio scrive anche che “Dieci anni fa eravamo un sogno, oggi siamo una solida realtà”, un po’ come Roberto Carlino […]
Luigi Di Maio oggi su Facebook ha scritto un bel messaggio per l’anniversario del V-Day di Bologna, che diede il via al processo che ha portato alla nascita del MoVimento 5 Stelle. Nel post Di Maio scrive anche che “Dieci anni fa eravamo un sogno, oggi siamo una solida realtà”, un po’ come Roberto Carlino con la sua Immobildream. Ma la parte più divertente non è questa.
La parte più divertente è quella in cui Luigi Di Maio “ricorda” che a quei tempi i grillini erano per il limite di due legislature per i parlamentari. Mentre Alessandro Di Battista, il 3 settembre scorso, interrogato in proposito durante la Festa del Fatto Quotidiano ha detto tutt’altro, spiegando che “noi abbiamo sempre interpretato la regola dei due mandati come massimo dieci anni nelle istituzioni. Io dopo uscirò comunque dal Palazzo, magari mi metterò a scrivere come Massimo Fini, ma continuerò a fare politica”. “Dieci anni nelle istituzioni”, dice Di Battista, e pazienza se questo significa invece fare tre mandati invece che due, negando il motto di Gianroberto Casaleggio: “Ogni volta che deroghi a una regola, la cancelli”.
Ma non c’è soltanto questo. Ad esempio nello statuto del MoVimento 5 Stelle – la versione del 15 febbraio 2016 – c’è scritto chiaro e tondo che i candidati del M5S “saranno scelti tra i cittadini italiani, la cui età minima corrisponda a quella stabilita dalla legge per la candidatura a determinate cariche elettiche, che siano incensurati e che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato ad essi contestato“. Non è che non debbano essere condannati per reati non colposi, come dice Di Maio. Non devono essere nemmeno indagati e non importa quale sia il reato. Quindi, giusto per fare un esempio, se Luigi Di Maio fosse – poniamo il caso – indagato per diffamazione nei confronti di Marika Cassimatis a Genova, secondo lo statuto non si potrebbe candidare con il MoVimento 5 Stelle. Ma per fortuna che c’è il regolamento che dice che invece Di Maio si può candidare anche se indagato. Anche se quello diceva “ogni volta che deroghi una regola, la cancelli”. Quello chi?