L’ineccepibile “telegramma” di Luciana Littizzetto ai no vax | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-11-22

L’attrice, durante il suo spazio a “Che Tempo Che Fa”, si rivolge direttamente agli anti-vaccinisti e a chi continua a scendere in piazza contro il Green Pass

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Una lunga lettera che si conclude con la lettura di un “Telegramma”. Così Luciana Littizzetto ha deciso di rivolgersi a quella platea no vax e no Green Pass. A tutti quegli italiani che ormai, da settimane, invadono le piazze del sabato italiano e che non intendono sottoporsi a quella vaccinazione contro io Covid. L’attrice piemontese tenta di utilizzare, come suo mantra, l’ironia andando a colpire tutti quei paradossi che potrebbero portare – a stretto giro di posta – a ulteriori restrizioni (come sta già avvenendo nel resto d’Europa e non solo) per tentare di contenere la risalita dei contagi, delle ospedalizzazioni e delle vittime di questa pandemia.

Littizzetto e il telegramma inviato a no vax e no Green Pass

Nel suo canonico spazio a Che Tempo Che Fa, Luciana Littizzetto prova a far riflettere con il sorriso. Questo il suo lungo discorso che si conclude con un telegramma, per citare l’applicazione molto in voga tra i no vax e in cui – ancora oggi – si continuano a organizzare le mobilitazioni di piazza (come quelle di Milano e Roma dell’ultimo sabato).

“Caro no vax, no green pass, no corona, no virus, no Astra, no Zeneca, no lockdown. E per copia con copia-conoscenza al Kennedy meno sveglio della famiglia,
Ormai io ho capito che non cambierete idea. Per voi il vaccino è respingente come i Maneskin per Pillon. Se dopo aver visto la gente crepare, i medici e gli infermieri vestiti da apicoltori lasciarci la pelle, le file di Jeep a Bergamo, gli amici contagiati che ora hanno i polmoni di macramè. Se dopo aver visto chiudere milioni di negozi, serrare i cinema, i teatri, le discoteche. Aver visto morire la gente di altre malattie perché gli ospedali erano pieni di urgenze. Se neanche le parole di Speranza, inteso non come virtù ma come Ministro – che a vederlo sembra sempre più Dracula – non vi hanno convinto, bon. Fine. Prendiamo atto.
Però vi chiedo una cosa: veniamoci incontro, a due metri di distanza. Evitate almeno di manifestare, evitate assembrarvi. Lasciate libere le piazze. Tanto io ve lo dico: il Green Pass non lo leveranno. Toglietevelo dalla testa perché è l’unico modo che abbiamo per consentire alla nostra economia di non andare gambe all’aria. Anzi, voi potete manifestare proprio perché la maggioranza di noi ha il Green Pass. Sennò sareste tutti chiusi in casa a pisciare i cani con la carrucola dai balconi. Cosa vi aspettate? Che una mattina Draghi si svegli e dica: Basta, la pandemia è finita. O che passi come l’arrotino sotto casa a dire: Donne, è arrivato il Draghino, tutti in piazza a limonare. Ripeto, tutti in piazza a limonare”.

Luciana Littizzetto poi prosegue sottolineando anche come la percezione mediatica faccia apparire immensa quella mobilitazione no vax nelle piazze. Ma, a conti fatti, la realtà mostra ben altro.

“Io lo so che in fondo siamo uguali, per questo cerco di comprendere il vostro punto di vista e le vostre paure. Quello che vi chiedo è di comprendere anche le nostre paure. Di pensare per un attimo anche a noi ‘sì vax’, ‘ok lo faccio vax’, ‘meglio di niente vax’. Provate a capire quanto ci possono girare i cogli*ni a noi nel sentire di nuove chiusure, di vedere di nuovo i medici di base allo stremo, di ospedali che si riempiono. Provate a capire pure quanto ci rode dover far pure la terza dose, magari poi la quarta, la quinta, la sesta fino alla settima come per le taglie dei reggiseni, perché il virus continua a gironzolare.
Tra l’altro, noi se facciamo i conti siamo molti, molti di più. Noi vaccinati siamo più o meno 47 milioni. Se scendiamo in piazza noi, la Lamorgese sclera come Sgarbi. Deve mandare altro che la Polizia, pure i lagunari, la folgore e gli alpini in congedo. Se ci mettiamo noi a manifestare è la fine. Altro che piazze, riempiamo le spiagge da Lignano Sabbiadoro fino a Santa Maria di Leuca e ci facciamo tutto l’Adriatico. Poi voglio vedere. Vogliamo fare un Natale come l’anno scorso solo tra congiunti? In tre a tavola, ma consanguinei. In sei con indosso la rete anti-grandine, in otto ma solo se gemelli siamesi. Ce le ricordiamo quelle fabbriche chiuse, quegli stipendi che non c’erano più, le piccole imprese fallite per mancanza di lavoro. Vogliamo fare la settimana bianca in casa, sciando sulla moquette perché richiudono gli impianti? Girando con le ciaspole, festeggiando il capodanno dentro la cabina-armadio, soli? Ci piacciono le città deserte coi cervi che rosicchiano i semafori? Perché adesso non abbiamo più l’alibi della sfiga, quello che succederà è solo nelle nostre mani e nei nostri avambracci.
Ho letto che alcuni di voi scrivono su Telegram frasi violente e feroci. E siccome non ho Telegram e non voglio dirvi né frasi violente, né frasi feroci perché siamo tutti nella stessa barca, ve lo dico come fosse un telegramma: ‘Aiutiamoci.
STOP.
Facciamoci il più bel regalo di Natale.
STOP
Cerchiamo di avere cura di noi, dei nostri cari, e delle persone più fragili.
STOP.
Vacciniamoci. STOP
Vogliamo tutti che finisca.
STOP.
STOP. STOP’”.

Un telegramma, quello di Luciana Littizzetto, spedito – attraverso lo schermo televisivo e lo specchio dei social – a quella platea di duri e puri. Parole intrise di diverse verità assolute.

(foto e video: da “Che Tempo Che Fa”, RaiTre)

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