Politica
L'intervistona di Renzi alla Stampa
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2016-06-24
Il premier ribadisce l’intenzione di dimettersi in caso di sconfitta al referendum. E ne ha una anche per D’Alema
Matteo Renzi ha rilasciato una lunga intervista alla Stampa di Torino in cui anticipava quello che avrebbe detto alla direzione del Partito Democratico in programma oggi e nel frattempo rinviata a causa del risultato del referendum sulla Brexit. Nel colloquio con Federico Geremicca e Maurizio Molinari, svoltosi a Palazzo Chigi, Renzi comincia dicendo che si aspetta le critiche dei compagni di partito: “È normale. Non mi sorprendo e non mi spavento. Ma al mio partito, farò un discorso chiaro: un discorso che somiglierà ad una sfida”.
Il senso sarà: se hanno proposte le avanzino. Ma se qualcuno pensa alle sue dimissioni o ad un ritorno alla stagione dei ‘caminetti’ tra capicorrente, resterà deluso: “Se vogliono quello – spiega il premier-segretario – hanno una via dritta: trovarsi un nuovo segretario. Il Congresso non è lontano, possono provarci”. “In Direzione io porrò un problema che è anche di metodo. Nell`ultimo anno, infatti, il Pd è finito sui giornali soprattutto per questioni interne: ora, se qualcuno pensa che si possano conquistare voti con una costante presa di distanze dal segretario o dall`attività di governo, pensa una cosa stramba davvero”, chiarisce Renzi. Ora quindi “il Pd viene sfidato in positivo dal suo segretario. E li avviso: se vogliono passare le giornate a continuare ad attaccarmi, facciano pure. Ma io, da dopo Brexit ed il Consiglio europeo, me ne andrò in giro per il Paese a fare iniziative per il referendum costituzionale. Quella riforma è la madre di tutte le battaglie – ribadisce Renzi -. Peserà sul futuro dell`Italia. Potrà assicurare stabilità. E glielo dico oggi, proprio nel giorno in cui nell`Italia dei 63 governi dal dopoguerra ad oggi, il mio diventa il quinto per longevità. Il quinto, dopo appena 28 mesi. Ed è evidente che qualcosa non va”.
Il premier ha anche ribadito, contrariamente alle indiscrezioni di questi giorni, che ha ancora intenzione di dimettersi in caso di sconfitta nella consultazione sulle riforme: “Il referendum non c`entra niente con le amministrative: ma approvare quella riforma è la condizione per la quale l`Italia può giocare la partita del futuro. Non sono in ballo io, ma davvero il domani del Paese. Anche se, naturalmente, confermo tutto quel che ho detto accadrà in caso di sconfitta”. Renzi smentisce invece le ipotesi di rinvio della data del referendum costituzionale: “E perché? Tempo ce ne è. Il referendum avrà la tempistica prevista dalla Cassazione. Punto e basta. Di che parliamo?”. A parte gli argomenti seri, nell’intervista Renzi ha anche tempo per togliersi un sassolino dalla scarpa: Massimo D’Alema.
«D’Alema è stato appena rieletto, anche con il nostro aiuto, presidente della Federazione che unisce tutte le fondazioni del socialismo europeo. Ecco, io spero che a Bruxelles i nostri amici socialisti europei non si siano accorti del fatto che, in piena campagna elettorale, tra il primo e il secondo turno faceva telefonate invitando intellettuali e uomini di cultura a dare una mano alla candidata che a Roma si opponeva al candidato del suo partito. Una candidata, per altro, immortalata dietro i banchetti no euro. Lasciamo stare… Ma se questo è il modello di Pd che hanno in testa, un partito che logora il suo segretario, facciano pure: io intanto parlo al Paese».