L’ideona della “desistenza” su D’Alema tra PD e LeU

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-01-26

L’idea è venuta a Michele Emiliano. Condivisa da Massimo D’Alema, è piaciuta pure ai renziani locali. Ed è planata in gran segreto sulla scrivania di Matteo

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Non facciamoci del male, diceva qualche giorno fa Massimo D’Alema auspicando un dialogo futuro tra Partito Democratico e Liberi e Uguali nell’ottica di un governo del Presidente che dovrebbe giocoforza comprendere anche Forza Italia. E la transustanziazione di questa idea – che danneggerebbe il PD, costretto a scendere a patti con un nemico spesso messo all’indice dai renziani, così come LeU, che mostrerebbe di essere pronta a scendere a patti con Renzi – sta nella possibilità, di cui parla oggi Tommaso Ciriaco su Repubblica, di una desistenza del PD nel collegio di D’Alema in Puglia:

L’idea è venuta a Michele Emiliano. Condivisa da Massimo D’Alema, è piaciuta pure ai renziani locali. Ed è planata in gran segreto sulla scrivania di Matteo Renzi, che scioglierà oggi la riserva. «Se ci massacriamo a vicenda – è stato l’input del governatore – regaliamo tutto ai grillini e al centrodestra». Evitare lo scontro fratricida nei collegi, allora.

Spostare la viceministra Teresa Bellanova dal Senato alla Camera, sottraendola al duello con l’ex premier. Una tregua salentina che può allargarsi a tutta la Puglia e allontanare l’incubo di un imbarazzante “0” nella casella dell’uninominale. In fondo, traduce in politica i ragionamenti di D’Alema, che dopo aver teorizzato un “governo del Presidente” ha lanciato un appello al centrosinistra: «Non facciamoci del male». Non è detto che finisca così, né che alla fine Pd e Liberi e Uguali evitino il frontale tra D’Alema e Bellanova, ingaggiando due avversari un po’ più morbidi da opporre loro nei collegi.

massimo d'alema matteo renzi

Quel che è certo, a poche ore dalla presentazione delle liste, è che la diplomazia è in movimento:

Dalemiani e dem pugliesi ragionano di questa desistenza informale. Senza, i progressisti resteranno a bocca asciutta. «Storicamente il centrodestra ha una prevalenza schiacciante in Salento – piace ricordare a D’Alema – E quando ho vinto, è perché ho preso fino a diciotto punti più delle liste. Votavano per me, non per il centrosinistra. Nel 2001, alle Comunali di Gallipoli, il centrodestra vinse con il 52% al primo turno e conquistò il Senato. Io alla Camera feci il 68%. Ma parliamo di molti anni fa…».

E comunque, a che serve la più strabiliante delle performance se infuria la battaglia tra ex compagni? Ecco che si fa spazio la tentazione di non farsi troppo del male. Non, almeno, tra chi amministra insieme una Regione. In Puglia, i dalemiani sostengono Emiliano. E anche la fazione più radicale di Liberi e Uguali, quella di Sinistra Italiana, da queste parti è poco di lotta e molto di governo. Nulla di nuovo, Nichi Vendola ha tenuto assieme il centrosinistra per un decennio, blindando una galassia altrove spappolata dalla scissione.

Leggi sull’argomento: Massimo D’Alema e il dialogo futuro tra Pd e LeU

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