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Perché non è vero (come dice Libero) che Conte ha dato ragione a Salvini sul caso Gregoretti
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-01-29
Il premier ha solo confermato che il governo aveva adottato la linea di coinvolgere preventivamente l’Europa nella redistribuzione dei migranti. Non di non farli sbarcare
Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio dimissionario è stato ascoltato come testimone nel processo a Matteo Salvini sul caso Gregoretti. Il leader della Lega, all’epoca dei fatti era ministro dell’Interno e vicepremier del governo giallo-verde, ora è imputato per sequestro di persona: 131 migranti lasciati a bordo della nave attraccata al posto di Augusta nel luglio del 2019. Per questo ieri il gup Nunzio Sarpietro si è recato a Palazzo Chigi, dove sul banco degli imputati c’era il senatore della Lega, dall’altra il premier.
Perché non è vero (come dice Libero) che Conte ha dato ragione a Salvini sul caso Gregoretti
“Sulle responsabilità per il mancato sbarco dei migranti dalla nave Gregoretti non posso rispondere perché attiene alla decisione finale del processo”, ha detto il Gup lasciando Palazzo Chigi. E poi: “Penso che il presidente del Consiglio sia informato di mille cose – ha detto ancora il Gup catanese – ma non credo possa seguire tutto minuto per minuto. Posso rispondere solo una cosa: nelle carte ci sono delle lettere in cui si parla di lavoro di squadra, a livello nazionale, internazionale ed europeo. E credo che questa sia la sintesi corretta di quello che è successo”. Frase questa che lascia pensare che la decisione di Matteo Salvini di non far sbarcare fosse condivisa da tutto il governo d’allora. Forse per questo oggi Libero ha deciso di titolare: “Conte dà ragione a Salvini”.
Eppure non è così: perché a essere condiviso era l’indirizzo politico di coinvolgere preventivamente l’Europa nella politica di redistribuzione dei migranti soccorsi, che non significa non far sbarcare uomini e donne, perché le decisioni degli sbarchi sono di esclusiva competenza del ministero dell’Interno. Ciò su cui la difesa dell’ex ministro dell’Interno ha fatto leva è che non c’è nessuna comunicazione scritta di disaccordo sulle decisioni che Matteo Salvini ha preso in quesi giorni. E quindi, una sorta di silenzio assenso, che agli occhi del leader della Lega significa condivisione delle sue azioni.
Ora il processo continuerà a Catania il 19 febbraio con le deposizioni di Luigi Di Maio, all’epoca ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e oggi degli Esteri e quelle dell’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Da cui si vorrà capire se c’è continuità sulla politica migratoria tra il Conte I e II, e quindi il Viminale I e II.