L'espulsione a sorpresa dei senatori a 5 Stelle

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-01-08

Ieri l’assemblea dei grillini aveva votato contro l’allontanamento di Vacciano e Simeone. Oggi l’espulsione è stata ratificata da Airola. E la decisione potrebbe aprire un nuovo fronte per il M5S. Interno

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È andata così: ieri l’assemblea dei senatori del MoVimento 5 Stelle ha votato per non espellere Ivana Simeone e Giuseppe Vacciano, i due senatori che avevano annunciato le loro dimissioni da Palazzo Madama in polemica con Beppe Grillo e Casaleggio insieme a Christian Iannuzzi (figlio della Simeone) alla Camera. La scelta di non espellere i due era sembrata una furbata tecnica: visto che le dimissioni dei senatori dall’istituzione devono essere votate da tutti i senatori, e visto che la prima volta, di norma, le dimissioni si respingono, l’assemblea dei senatori a 5 Stelle sembrava così voler prendere tempo in modo che i due, espulsi dal MoVimento ma poi reintegrati in parlamento, non si iscrivessero al gruppo misto andando a rimpinguare la lista dei fuoriusciti. Invece oggi è arrivata la sorpresa:  Il capogruppo M5S al Senato Alberto Airola ha firmato le espulsioni di Roberto Vacciano e Ivana Simeoni dal gruppo parlamentare. La decisione, scrivono l’Ansa e l’ADN Kronos, sarebbe stata sollecitata da Gianroberto Casaleggio e stravolge, di fatto, la votazione dei senatori contraria all’espulsione dei due colleghi. Vacciano e Simeoni a dicembre hanno presentato le proprie dimissioni in dissenso con la nomina del direttorio. Domani, provvedimento analogo potrebbe essere preso per il deputato Cristian Iannuzzi.
 
L’ESPULSIONE A SORPRESA DEI SENATORI A CINQUE STELLE
Non tutti i senatori M5S erano concordi sulla mancata espulsione dei due colleghi. Paola Taverna, dopo la votazione, aveva sottolineato che la loro permanenza era “condizionata al rispetto delle regole che il gruppo si e’ dato: rendicontazione e rispetto voti a maggioranza”. Il capogruppo di turno del gruppo Airola – viene spiegato – ha deciso di firmare di proprio pugno le espulsioni sulla base delle pressioni in tal senso arrivate da Milano che aveva mal gradito l’iniziativa dell’assemblea dei senatori. Ancora in stand by, dicono ancora a Montecitorio, la posizione del deputato Cristian Iannuzzi, figlio della senatrice Simeoni, per il quale però il destino appare ormai segnato. Domani, quasi certamente, verrà firmata la sua espulsione dal gruppo alla Camera. «Assemblea ancora una volta calpestata, svilita, messa sotto…#deriva», scrive su twitter Walter Rizzetto, deputato M5s, in merito alla decisione del capogruppo del senato Alberto Airola che avrebbe firmato il documento di espulsione dal gruppo di Roberto Vacciano e Ivana Simeoni nonostante il no dell’assemblea dei senatori 5 stelle. A questo punto in effetti si apre un bel problema di metodo democratico nel MoVimento.  La decisione assunta dall’assemblea de senatori M5S segna un’inversione di marcia rispetto al passato, tant’è che gli ex grillini dimissionari hanno denunciato a stretto giro la disparità di trattamento. Soprattutto, in questo modo viene platealmente sconfessata una decisione democratica, assunta dalla stessa assemblea che ha nominato Airola capogruppo: ci sono i presupposti per chiedere le dimissioni.
 
CHI ERANO VACCIANO E SIMEONI
Questo il video dei 5 Stelle in cui si celebrava l’intervento di Vacciano durante il voto alla legge di stabilità:

Vacciano ha pubblicato quel giorno una lettera su Facebook per spiegare il suo gesto:

Oggi ho consegnato la mia lettera di dimissioni dal Senato della Repubblica (NON dal gruppo parlamentare M5S, come pare abbia deciso qualche sedicente giornalista)
Si tratta di una decisione presa già diverse settimane fa e che ho condiviso con il meetup locale nel quale sono “cresciuto” (Latina) e con i colleghi del Senato. Sono trascorse alcune settimane dal momento di tale decisione a quello della presentazione, per consentire al gruppo parlamentare di organizzare la mia sostituzione evitando allo stesso problemi burocratici (ho svolto in questi mesi la mansione piuttosto delicata di tesoriere) e soprattutto per non distogliere l’attenzione mediatica dagli importanti temi politici portati avanti dal Movimento in questo periodo (reddito di cittadinanza, legge anticorruzione, legge popolare per il referendum di indirizzo sull’ Euro, legge di stabilità e tutto quanto connesso con i noti eventi romani, che hanno visto il M5S quale unica forza politica non coinvolta). Alcune delle cose che seguono fanno parte della lettera che ho inviato al Gruppo Senato, altre vi forniranno alcuni chiarimenti riguardo la mia posizione e il mio futuro.
Quando incontrai per la prima volta il Movimento 5 Stelle, che all’epoca era un semplice meetup composto da 4 gatti, mi innamorai dei principi di democrazia diretta e di partecipazione che erano alla base del nostro pensiero.
Mi ritrovai perfettamente nell’idea che sta alla base del Non Statuto: quella democrazia partecipata che non doveva prevedere alcuna delega o rappresentanza, quel “decidere insieme” ogni strada politica da intraprendere, quell’articolo 4 che recita: “Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.”
Le parole di Beppe, rivolte durante uno spettacolo a “quei ragazzi che in mezzo a mille difficoltà facevano cose straordinarie”, mi convinsero che solo partecipando attivamente alla vita della mia città e del mio Paese avrei contribuito a migliorarla.
Fu l’inizio di un percorso che ci portò, anche se in maniera frettolosa e incosciente, a partecipare alle elezioni comunali del 2011 e quindi alle nazionali 2 anni dopo.
Un percorso condiviso con tanti attivisti dei quali ho sempre cercato di portare, anche in Parlamento, la voce.
Devo dire che in questi mesi più di una volta mi è sembrato che alcuni di questi principi fossero messi in secondo piano o accantonati per un “bene superiore”, ho sempre esposto le mie perplessità in sede assembleare, ma ho continuato a seguire la linea delineata in attesa di tempi più sereni.
Tuttavia le decisioni prese e le scelte organizzative fatte nelle scorse settimane, a mio avviso sono distanti da quanto ho sostenuto e per il quale ho combattuto in questi anni: una democrazia partecipata intesa come formazione “congiunta” dei processi decisionali e non semplice ratifica.

 

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