Opinioni
L’Espresso condannato a risarcire 57mila euro a Rosario Crocetta
neXtQuotidiano 04/04/2018
L’ex direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, e i giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi sono stati condannati dal giudice civile del Tribunale di Palermo, Cinzia Ferreri, a risarcire “in solido” 57 mila euro all’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, per sei articoli pubblicati tra il 16 e il 31 luglio del 2015. Crocetta era assistito dagli […]
L’ex direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, e i giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi sono stati condannati dal giudice civile del Tribunale di Palermo, Cinzia Ferreri, a risarcire “in solido” 57 mila euro all’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, per sei articoli pubblicati tra il 16 e il 31 luglio del 2015. Crocetta era assistito dagli avvocati Vincenzo Lo Re e Michele Romano che valutano i ricorso in appello a fronte dell’esiguità della somma stabilita come risarcimento (Crocetta aveva detto in conferenza stampa di pretendere 10 milioni di euro per il danno esistenziale, d’immagine e politico subito). I legali hanno chiesto e ottenuto anche una ulteriore somma di duemila euro (che dovrà versare ciascuno dei tre giornalisti) per la riparazione pecuniaria nel caso di diffamazione commessa a mezzo stampa stabilita dall’articolo 12 della legge sulla stampa.
I giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi sono gli autori dell’articolo sulla presunta intercettazione tra il governatore siciliano Rosario Crocetta e il suo medico, Matteo Tutino. Nel colloquio i due avrebbero parlato dell’allora assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. Il medico, accusato di falso, truffa e peculato, secondo quanto ricostruito dai due giornalisti, avrebbe detto a Crocetta: “Lucia Borsellino va fatta fuori come il padre”. Ma dell’intercettazione non c’è traccia. Il direttore Vicinanza e il Gruppo L’Espresso (condannato dal giudice civile) avevano ribadito l’esistenza dell’intercettazione. L’Espresso aveva rifiutato una precedente transazione con un risarcimento di centomila euro, quantificato dal giudice che ha preceduto Ferreri. “Riteniamo la sentenza articolata e corretta in punto di diritto perché esamina tutti gli articoli, rigettando le eccezioni del gruppo L’Espresso – dice Lo Re – Riconosce l’esistenza di un danno non patrimoniale per sofferenza psichica, ma non convince sotto l’aspetto della quantificazione pecuniaria”. Messina e Zoppi sono a processo anche davanti al tribunale monocratico per calunnia e pubblicazione di notizie false. L’inchiesta penale è stata condotta dal pm Claudio Camilleri.