I Fiscazzari

di Fabio Scacciavillani

Pubblicato il 2018-08-31

I fiscazzari in versione Circo Barnum invece che all’artimetica si sono dedicati anima e porco a un numero di equilibrismo spericolato: Di Maiolo e Salvicolo sulla legge di bilancio sfideranno Bruxelles producendosi in un triplo salto mortale. Sanno di entrare in rotta di collisione con le istituzioni europee e soprattutto con i risparmiatori

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Le decisioni chiave di politica fiscale nella disperata Penisola in perenne precario equilibrio sul baratro, sono state affidate improvvidamente ad una ciurma di fiscazzari. Gente che avendo rimirato le pagine dei libri per lo più in cartolina, ritengono la tavola pitagorica frutto di un complotto del Bilderberg. Ne consegue che nell’ardito cimento con le operazioni di addizione e sottrazione necessarie per partorire anche le più semplici misure di politica economica, i fiscazzari si perdano in un labirinto di tenebre confuse. Ad esempio i fiscazzari hanno sempre asserito che lo spread è irrilevante, un mero spauracchio creato dal Bilderberg per coartare il popolo ingenuo, onesto e lavoratore (specie quello in pensione prima dei 50 anni) e quindi non si faranno intimidire da agenzie di ratings e mercati. Poi appena lo spread si impenna, starnazzano come anatre azzoppate contro il complotto demo-pluto-giudaico-massonico delle potenze straniere.

salvini di maio totò peppino
Vignetta di Emiliano Carli su Facebook

Per fortuna grazie ad un generoso finanziamento della Fondazione Soros dedicato all’eradicazione dell’analfabetismo nei paesi del Terzo Mondo, siamo in grado di fornire ai fiscazzari un corso accelerato di calcolo elementare per mettere in moto la sessione di bilancio. A legislazione invariata la Legge di (in)Stabilità 2019 deve affrontare prima di tutto i seguenti nodi: la sterilizzazione dell’IVA per 12,4 miliardi di euro, il rifinanziamento delle missioni militari all’estero per 4 miliardi, la tosatura per maggiori interessi (detta balzello Borghi & Bagnai) 5,1 miliardi (se va bene) e poi il minor introito fiscale dovuto al rallentamento della crescita, a spanne 3 miliardi. Insomma 24,5 miliardi solo per scendere in campo. Reddito di somaranza, fiasc tax, abolizione della Fornero e piano infrastrutture (oddio mi scappa da ridere) non sono minimamente ipotizzabili prima di aver trovato la grana per i buffi lasciati da Renzi, Letta, Monti, Berlusca, Tremonti e Bossi. Ma i fiscazzari in versione Circo Barnum invece che all’artimetica si sono dedicati anima e porco a un numero di equilibrismo spericolato: Di Maiolo e Salvicolo sulla legge di bilancio (facendo subdolamente emendare dai loro sgherri in Parlamento il testo con spese che sfascino i conti) sfideranno Bruxelles producendosi in un triplo salto mortale (la violazione dei limiti sul deficit e sul debito).

Sanno di entrare in rotta di collisione con le istituzioni europee e soprattutto con i risparmiatori che butteranno nel water la carta straccia di Via XX settembre. Ma sperano che le conseguenze negative dell’azzardo saranno attutite dalla rete di sicurezza per quanto rappezzata, faticosamente imbastita da Tria, Moavero, Conte e Mattarella per evitare il baratro e continuare a rimanere ben saldi sulle poltrone (il vero oggetto della farsa denominata “Contratto di governo”).
Quindi additeranno indignati alla folla inferocita i soprannominati membri tecnici del governo (per questo motivo in tali posizioni non hanno piazzato uno dei tanti loro lacché) accusandoli di essersi venduti al nemico. Strilleranno alla vittoria elettorale mutilata e al complotto dei poteri forti a cui si sono dovuti piegare per il bene del paese e nei talk show inonderanno di questa retorica i telelobotomizzati che li votano. Ma questa sceneggiata dei fiscazzari sarà effimera: verrà bruscamente interrotta dal panico degli investitori italiani, che di fronte a tale spettacolo osceno voteranno con il portafogli e porteranno il patrimonio all’estero. Queste saranno le uniche elezioni che contano sul serio. E ad esse partecipa un solo candidato: la Trojka.

 

*** Fabio Scacciavillani dopo aver conseguito il Ph.D. in Economia all’Università di Chicago (dove è stato assistente del Premio Nobel Merton Miller), ha lavorato al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Centrale Europea (nel periodo pioneristico dell’unione monetaria), a Goldman Sachs, al Centro Finanziario Internazionale di Dubai e in Confindustria. Attualmente è il Capo della Strategia del fondo sovrano dell’Oman che gestisce i proventi delle esportazioni petrolifere del Sultanato. Nelle pubblicazioni e nell’attività professionale si è concentrato su tassi di cambio, politica monetaria, riforme strutturali e mercati finanziari. E’ ospite fisso su Bloomberg TV ed editorialista del Fatto Quotidiano. Ha scritto “Tremonti: Il Timoniere del Titanic” con Giampiero Castellotti e “The New Economics of Sovereign Wealtyh Funds” con Massimiliano Castelli.

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