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Le dimissioni di Ignazio Marino

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-08

Le dimissioni annunciate alle 19,30 con un comunicato stampa: «Presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni». Il chirurgo è stato sindaco di Roma per 848 giorni

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Ignazio Marino si è dimesso. “Mi dimetto. Dal lavoro che ho impostato passa il futuro della città”, recita la nota di addio. Marino è stato sindaco di Roma per 848 giorni. E si dà 20 giorni di tempo per ricomporre la maggioranza e ritirare le dimissioni: «Non e’ un’astuzia la mia – scrive Marino – è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche». Cori da stadio hanno accolto la notizia delle dimissioni di Ignazio Marino in piazza del Campidoglio. “Roma libera” e “nun se vedemo piu'” tra gli slogan piu’ gridati, insieme a “Marino torna in Liguria” e “pagace ‘na cena”. A intonarli un centinaio di supporter di Lista Marchini, M5S e Alleanza Nazionale ancora presenti in piazza. Proteste da alcuni dei sostenitori della Lista Marino che hanno contestato la tifoseria delle opposizioni.

Care romane e cari romani,
ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso. Quella sfida l’abbiamo vinta insieme. In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire. I risultati, quindi, cominciano a vedersi. Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica. La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito.
Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni.

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La tabella riepilogativa del Corriere della Sera sugli scontrini contestati a Ignazio Marino (8 ottobre 2015)

Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche. Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo e’ in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere. Mi importa che i cittadini – tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – comprendano e capiscano che – al di là della mia figura – è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città.
Spero e prego che questo lavoro – in un modo o nell’altro – venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio.

Alla fine Marino prende quindi una decisione diplomatica. Presenta le dimissioni e intanto si dà un’altra chance parlando della possibilità di ritiro entro venti giorni. La giornata politica e la ricerca di sponde nel consiglio comunale non deve aver ricevuto gli esiti sperati. Se ne va così un sindaco contestato in una città martoriata e che, da oggi, penserà ancora di più che la politica non sia capace a risolvere i problemi che essa stessa a volte crea. Il Campidoglio resta senza il suo inquilino principale e l’opposizione scalda i motori per la successione. Ad accarezzare il sogno di avere un sindaco con i propri colori sono il Movimento 5 stelle, la Lista Marchini e Fratelli d’Italia. L’unico che non ha mai fatto mistero di scendere in campo è Alfio Marchini con la sua Lista Civica.

Leggi sull’argomento: Cosa succede dopo le dimissioni di Marino

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