Le conseguenze devastanti del caso Malika (e degli sciacalli che lo strumentalizzano)

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2021-07-02

Stanno provando a convincervi ad accettare l’equazione secondo cui Malika vi ha ingannato, e quindi anche tutto il resto è falso: la sua storia, il dolore, l’omofobia, la lotta per i diritti. Ma le due cose non c’entrano assolutamente nulla

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Due o tre cose che penso sul caso Malika.

La prima: Malika ha sbagliato, punto. Non perché non sia lecito comprarsi una Mercedes (peraltro usata e da 17mila euro, non 50mila) o prendere un cane di razza, ma per il modo in cui ha cercato di nasconderlo, per l’assenza di trasparenza e per le promesse un po’ campate per aria (vedi la fantasmatica associazione con Laura Boldrini).

È un fatto grave come viene presentato? No, ma a chi ha donato per darle una mano a ricostruire la propria vita può dar comprensibilmente fastidio.

Per questo Malika merita la gogna che sta subendo? Assolutamente no. Parliamo di una ragazza di 22 anni che, appena pochi mesi fa, è stata cacciata di casa e minacciata dalla sua famiglia solo perché amava un’altra donna e si è ritrovata di colpo sola al mondo, per strada, senza soldi né un tetto sulla testa. Non so quanti di quelli che in queste ore commentano e sentenziano con la leggerezza di due dita sulla tastiera abbiano vissuto qualcosa di anche solo minimamente paragonabile a un trauma fisico e psicologico del genere. Pochi, forse nessuno.

Quella raccolta fondi è – e resta – una delle cose più belle (e più giuste) che siano avvenute nell’ultimo anno. E non sarà certo una discutibile gestione di quei fondi da parte di Malika a sporcare la straordinaria solidarietà di migliaia di persone che, in un momento difficile di questa ragazza, hanno deciso di aiutarla rinunciando a qualcosa di proprio per donarlo a un’altra persona. Molti dei quali, probabilmente, lo rifarebbero senza battere ciglio.

Eppure, per quanto mi sforzi, non riesco a non scorgere la vera miseria di tutta la vicenda nello sciacallaggio con cui l’esercito sovranista e oscurantista, Salvini in testa (of course), sta utilizzando questa vicenda personale (e meramente economica) per sporcare la comunità Lgbtq nel suo complesso e alla radice, le sue ragioni, le sue lotte, le sue sacrosante e decennali battaglie.

Utilizzare gli errori di una ragazza a scopi politici per seminare dubbi e spargere veleno su un’intera comunità di persone non è solo incredibilmente squallido, ma finirà per provocare (sta già accadendo) un danno incalcolabile a chiunque un domani si ritroverà in una situazione come quella di Malika e avrà bisogno di aiuto, sostegno, anche economico, e di fronte si troverà un muro di sospetto, sfiducia, freddezza, indifferenza.

E la responsabilità non sarà (solo) di Malika – a cui se non altro vanno riconosciute ogni sorta di attenuante, psicologica e anagrafica – ma di tutti quegli avvelenatori di pozzi di professione che non aspettano altro che un errore, un inciampo, una scivolata di qualcuno per poter vomitare al mondo tutto l’odio e la bile che hanno dentro.

Il concetto che passa, in fondo, è sempre lo stesso: “lascia stare”, “fatti gli affari tuoi”, “non ti fidare”, “c’è qualcosa sotto”, “ti stanno prendendo in giro”. E il sottotesto (ma nemmeno tanto sotto) è ancora più spaventoso: “ecco chi sono i buoni”, gli “amici arcobaleno”, “ecco a cosa serviva tutta quella storia”, “ecco quali sono i LORO reali scopi”, “ma non lo vedi che lo fanno per arricchirsi?” Come se l’opacità di una raccolta fondi potesse avere anche una sola vaghissima correlazione con la lotta contro l’omofobia o potesse mettere in discussione anche di una virgola i diritti di Malika e le sofferenze di migliaia di ragazze e ragazzi ripudiati, discriminati, bullizzati, insultati, pestati, massacrati, in Italia, nel 2021, per la sola ragione di amare o desiderare una persona del proprio stesso sesso.

Stanno provando a fare di tutto per convincervi ad accettare l’equazione secondo cui Malika vi ha ingannato, tradito, si è presa gioco di voi, e quindi anche tutto il resto è falso: la sua storia, il dolore, l’omofobia, la lotta per i diritti. Ci proveranno in tutti i modi e con ogni mezzo, perché è questo quello che fanno da sempre: convincervi che è tutto marcio, che, in fondo, fanno tutti schifo, che è tutta una messa in scena, che tutti, alla fine, pensano solo a se stessi, e che c’è solo un modo per non subirlo: fare la stessa cosa, guardare solo in casa propria, farsi gli affari propri, voltarsi dall’altra parte. Questo è quello che c’è in gioco quando parliamo di Malika. E, con la poca voce che ho, vi chiedo, anzi, vi imploro, di non cadere in questa trappola, di non cedere a questa narrazione nichilista del mondo e della società. Di continuare a credere, anche e soprattutto oggi, che valga la pena essere umani e solidali, sempre, con chiunque ne abbia bisogno.

Se Malika ha sbagliato, è giusto che ne risponda, per se stessa, per l’importanza del tema di cui è diventata suo malgrado simbolo e per le migliaia di ragazze e ragazzi che, volente o nolente, rappresenta.

Ma il dramma di questa ragazza era vero, vera la sua sofferenza, vero il suo dolore, veri gli ululati belluini della madre, verissima l’intolleranza e l’omofobia cieca, vere le esigenze per cui era nata la raccolta fondi, ma soprattutto era vera, sentita, meravigliosa la generosità delle migliaia di persone che hanno donato soldi per lei.

E questo nessuno lo cancellerà mai. Fatevene una ragione.

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