Le contromosse dell’Unione Europea per rispondere al “pagamento in rubli” del gas russo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-25

La promessa di Joe Biden e il possibile accordo con gli Stati Uniti potrebbero cancellare la mossa di Putin

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Il tema dell’indipendenza (che è ancora dipendenza) dal gas russo dell’Unione Europea è stata al centro del Consiglio Europeo di Bruxelles al quale sono seguiti ulteriori incontri anche con i rappresentanti dei Paesi del G7. Si è parlato di come reagire alla mossa di Putin di pretendere solamente pagamenti in rubli da parte dei “Paesi ostili” (e clienti), ampliando il fronte delle forniture per mettere Mosca nell’angolo e isolarla. Perché, come spiegato al termine del vertice anche da Mario Draghi, la decisione del Cremlino è una violazione dei contratti in essere.

Gas russo, la promessa di Biden all’Unione Europea

“Questa è, fondamentalmente, una violazione contrattuale. Questo è bene capirlo. Quindi i contratti sono stati violati se questa clausola viene applicata dalla Russia”, ha detto il presidente del Consiglio italiano che ha anche sollecitato altri Paesi a fornire un sostegno – ovviamente attraverso accordi commerciali – affinché l’Europa (e il mondo intero) possa rinunciare alle forniture di gas russo. E l’obiettivo è quello di coinvolgere il continente americano: “Il mercato del gas funziona male, i prezzi sono speculativi, servono misure, ma di misure specifiche non si è discusso. Un pilastro è l’aiuto che deve venire da Canada, Usa e grandi produttori di gas liquido”.

E l’assicurazione, in questa direzione, è arrivata proprio da Joe Biden che ha incontrato la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen annunciando la mossa degli Stati Uniti: la promessa è quella di inviare, entro la fine del 2022, quei 15 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi che andranno a sostituire il gas che non sarà acquistato più da Gazprom e da Mosca. Si tratta di gas liquido stoccato dagli impianti americani (nel progetto dovrebbe essere coinvolto anche il Canada) che arriverà al Vecchio Continente attraverso un ponte navale.

Un accordo di emergenza che, però, potrebbe diventare strutturale. Perché i grandi leader europei hanno confermato l’intenzione di interrompere la dipendenza dal gas russo, aprendo le porte ad alternative per non mantenere il proprio destino energetico legato al Cremlino. Almeno fino a quando Vladimr Putin rimarrà Presidente. E la strategia mira anche a una riduzione dei prezzi. L’Europa, infatti, già acquista gas dagli Stati Uniti 150 miliardi di metri cubi di gas all’anno che coprono circa il 42% del fabbisogno (l’Italia ne ottiene circa 28 miliardi di metri cubi, pari al 38% della domanda totale). E l’obiettivo è quello di entrare all’interno del mercato americano, dove i costi di contrattazione sono inferiori. Ovviamente, un accordo secondo i termini che sono in discussione attualmente dovrebbe comportare una maggiore produzione dagli impianti di stoccaggio in Nord America e, soprattutto, una maggiore indole degli Stati Uniti nel settore export per quel che riguarda il settore energetico. Ma la situazione e le tensioni con la Russia potrebbero scavalcare questi “problemi”.

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