L'alleanza PD-MDP

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-05-15

Così lontani, così vicini: il ministro Franceschini ipotizza un accordo con Bersani nel prossimo parlamento

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Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, ieri da Lucia Annunziata a In 1/2 Ora ha ipotizzato la possibilità di un’alleanza con Articolo 1 – Movimento Democratici Progressisti in Parlamento dopo il voto. Nonostante la scissione e l’indicazione da parte di Renzi dei bersaniani come nemico pubblico numero due dopo i grillini, quindi, il partito comincia a prepararsi al futuro prossimo:

«Se non avremo i numeri per governare da soli – dice intervistato da Lucia Annunziata a “In 1/2 ora” – è evidente che qualche alleanza dovremo farla». E loro, quelli di Mpd, sottolinea, «fanno parte del nostro campo: poi c’è un tema Pisapia, ci sono gli alleati centristi, le forze più vicine. Dovremo avere la capacità di tenere le porte aperte». Spiragli, appunto, che sembrano in rotta con le chiusure opposte dalla segreteria Renzi reinsediatasi domenica scorsa e nella sostanza ribadite dal numero due Maurizio Martina nell’intervista di ieri a Repubblica.
In apparenza in rotta. Perché dietro la mano tesa del ministro dei Beni culturali, in un’ottica post elettorale priva di un vincitore («In un paese con due Camere e tre poli al 30 per cento, nessuna legge può dare piena governabilita», spiega), si dipana una strategia per nulla divergente con lo stato maggiore Pd. L’operazione, viene spiegato dagli uomini più vicini al leader, è quella che punta a dividere a questo punto l’ala degli scissionisti che fa capo a Roberto Speranza da Massimo D’Alema e dagli “oltranzisti” di Mdp: lasciare filtrare la disponibilità al dialogo, se verranno smorzati certi toni. Messaggio a Bersani e ai suoi.

sondaggi pd m5s 1
Certo, sembra prematuro cominciare a indicare un’alleanza mentre non si conosce né il sistema elettorale che ci porterà alle urne né la data del voto. Ma il segnale dato da Franceschini è chiaro in ottica futura: il maggiorente delle correnti del Partito Democratico non concorda con la strategia dell’isolamento di Matteo Renzi e questa sarà rimessa in discussione in caso di risultato non chiaro delle elezioni 2018. Con un retropensiero: per attuare una nuova linea politica ci vorrà un nuovo premier. E chi ha concordato una strategia con i partiti che appoggeranno il nuovo governo sta già un passo avanti.

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