Per la Procura di Modena il macchinario che ha ucciso Laila El Harim era stato manomesso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-02-04

Dopo la chiusura delle indagini sulla morte di Laila El Harim, la Procura di Modena sostiene che il macchinario dell’azienda che l’ha uccisa sia stato modificato

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Laila El Harim è morta nello scorso agosto mentre lavorava presso l’azienda Bombonette a Camposanto, in provincia di Modena. La donna aveva 40 anni, era madre di un bambino di quattro anni e ora le indagini hanno fatto emergere che il macchinario a cui lavorava era stato modificato rispetto al manuale d’uso, per risparmiare tempo e – di contro – aumentare i profitti. Era stata assunta da appena due mesi: un tempo durante il quale – secondo la Procura di Modena, che ha chiuso le indagini – non è stata formata adeguatamente sull’utilizzo delle attrezzature, e neanche sulle procedure in materia di salute e sicurezza. Una storia che richiama alla mente quanto successo a Luana D’Orazio, la 23enne morta intrappolata in un’orditoio di un’azienda tessile a Montemurlo, in provincia di Prato.

Per la Procura di Modena il macchinario che ha ucciso Laila El Harim era stato manomesso

Secondo la pm Maria Angela Sighicelli la fustellatrice che utilizzava Laila per realizzare imballaggi per dolciumi è stata modificata: per questo motivo è stato ipotizzato il reato di omicidio colposo, accuse dalle quali dovranno difendersi il datore di lavoro e fondatore dell’azienda, Fiano Setti di 86 anni e il 31enne nipote Jacopo Setti, delegato alla sicurezza. Nelle indagini vengono documentate “la presenza di pareggiatori in gomma da regolare manualmente non previsti nella macchina” e “dell’assenza di una protezione, invece prevista”. La dinamica dell’incidente secondo le ricostruzioni è questa: Laila sarebbe entrata nella macchina nella fase di pre-avviamento per regolare i pareggiatori, ma è rimasta incastrata tra una parte fissa e una mobile che, muovendosi, le ha schiacciato la testa. La contestazione della Procura è che sia stato consentito l’avviamento della macchina pur in presenza di un operatore all’interno, ignorando i rischi.

In una nota congiunta, Cgil e Slc-Cgil hanno ribadito “la necessità di azioni concrete, di maggiori controlli ispettivi e risorse da parte delle istituzioni per dire basta ai morti sul lavoro, basta a barattare la salute e la vita dei lavoratori e delle lavoratrici con logiche di profitto”.

 

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