E la vignetta di Natangelo sbarcò da Barbara D'Urso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-05

Oggi il Fatto Quotidiano racconta che la non onorevolissima vicenda della vignetta di Natangelo su Renzi e Jessica Tinari abbia superato i confini di Facebook per approdare nientemeno che da Barbara D’Urso: DUE GIORNI FA la trasmissione Pomeriggio 5di Barbara D’Ur so ospita Mario Tinari, il padre di Jessica, che si è sentito offeso e attacca …

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Oggi il Fatto Quotidiano racconta che la non onorevolissima vicenda della vignetta di Natangelo su Renzi e Jessica Tinari abbia superato i confini di Facebook per approdare nientemeno che da Barbara D’Urso:

DUE GIORNI FA la trasmissione Pomeriggio 5di Barbara D’Ur so ospita Mario Tinari, il padre di Jessica, che si è sentito offeso e attacca Travaglio e il Fatto. E D’Urso interviene: “Credo sia abbastanza di cattivo gusto per fare satira dire che una delle vittime era iscritta al Pd. Non puoi ironizzare sulle vittime per attaccare un politico. Voglio pensare che la pubblicazione sul giornale sia stata una svista”. Di sicuro una svista della D’Urso perché era stato Renzi a dire che Jessica era democratica e la vignetta sul Fatto non è stata pubblicata. Natangelo non può replicare. Nemmeno su Facebook: è stato bannato. Non per questa vignetta –che rispetta le regole del social – ma per altre,vecchie di anni. Oggi all’improvviso riscoperte e segnalate da decine di navigatori. Racconta Natangelo: “La censura scade domenica a mezzogiorno, ma chissà che Facebook non la prolunghi di un mese. Sarebbe un danno per il mio lavoro. Tutto per una vignetta sul Pd”.

Forse è meglio riepilogare quello che è successo prima della pubblicazione della vignetta – che non è stata pubblicata dal Fatto Quotidiano, giornale con il quale Natangelo collabora, ma solo su Facebook. Il prima in questo caso è una dichiarazione fatta il 28 gennaio dal Segretario del Partito Democratico Matteo Renzi a Rimini durante l’assemblea degli amministratori locali del Partito Democratico. Renzi ha voluto dedicare l’assemblea ad una delle vittime della tragedia di Rigopiano – Jessica Tinari – che era un’iscritta ai Giovani Democratici.

È stata una bella idea quella di riunirci tutti insieme e ripartire dagli amministratori. Dobbiamo guardarci negli occhi e dire che la comunità del PD non può rivolgere un pensiero a tutte le popolazioni colpite dal terremoto, dalla tragedia della slavina e dalle difficoltà del maltempo. Vorrei che dedicassimo la nostra assemblea a una delle vittime di Rigopiano, Jessica, una giovane democratica. Il padre ha detto ‘abbiamo persa una figlia che credeva al cambiamento di questo Paese’. Parole che mi hanno fatto venire i brividi.

Fino ad allora nessuno aveva sollevato pubblicamente la questione dell’appartenenza politica delle vittime, del resto un problema meno che marginale nel quadro di quello che è avvenuto al Rigopiano. Ci ha pensato Renzi che è andato a frugare nelle tasche dei morti per trovare la tessera dei GD di Jessica e che ha sentito il bisogno di parlarne pubblicamente ad un’assemblea di partito, assemblea nella quale si faceva politica, non beneficenza per le famiglie delle vittime. Ora, che Jessica fosse iscritta al PD non rende la sua morte più o meno importante e dolorosa. Come tutte le morti è dolorosa, come tutti i giovani credeva nel cambiamento solo che – e questa è la differenza per Renzi – lei credeva allo stesso cambiamento portato avanti da Renzi. Chissà in cosa credeva Marco Tanda, il fidanzato di Jessica anche lui morto sotto la valanga. Qualsiasi cosa fosse non è rilevante, a meno che non si voglia utilizzarlo per fare propaganda politica. In molti hanno giustamente criticato Matteo Salvini e i suoi Moonboot, ma chissà cosa sarebbe successo se un Di Battista o un Di Maio (o una Meloni) avessero detto la tal vittima era un attivista del M5S (o di FdI). Credo che tutti possiamo immaginarlo e probabilmente il renziano medio sarebbe ancora qui ad urlare – giustamente – contro il MoVimento che fa propaganda elettorale sui “suoi” morti. Renzi non è stato uno sciacallo ma è stato cinico, così come lo sono spesso gli uomini politici. Non sempre ovviamente, e giova ricordare come lo staff della comunicazione di Renzi abbia dimostrato di essere consapevole che certe immagini e certe dichiarazioni possono essere strumentalizzate.
natangelo giovani democratici renzi
Ed in risposta all’uscita di Renzi che Natangelo pubblica la sua vignetta che ha come bersaglio Matteo Renzi e la sua scelta di utilizzare l’immagine e il ricordo della ragazza per fare politica. Qualsiasi tentativo di leggerla come un attacco nei confronti di Jessica Tinari o come una mancanza di rispetto nei confronti delle vittime è fuori strada. I Giovani Democratici, così come è nel loro diritto, non hanno gradito la satira di Natangelo, convinti che “l’elevare il cinismo a valore è forse ciò che negli ultimi anni, diventando pensiero dominante, sta rovinando il clima politico e sociale di questo paese“. Il cinismo, spiegano, nasconde la svalutazione di tutto, e chissà se le altre vittime che non sono state ricordate da Renzi si sono sentite svalutate. Nonostante quello che insegnavano le nonne dei Giovani Democratici (una bella immagine da Libro Cuore senza dubbio) la satira non ha nulla a che fare con la gentilezza. La satira colpisce basso e colpisce il potere, in questo caso ha colpito Renzi non Jessica.
giovani democratici natangelo charlie
I Giovani Democratici però precisano anche che non hanno chiesto a Natangelo di cancellare o censurare la sua vignetta, perché sanno che “è così che funziona” la satira. Non sembra che lo stesso pensiero sia condiviso dalla deputata PD Giuditta Pini che nei commenti allo stato dei GD ci spiega che quella di Natangelo non è satira e che quindi tutti i bei discorsi sull’essere Charlie non hanno senso.
giovani democratici natangelo giuditta pini
Il fatto è che – purtroppo per la Pini – quella di Natangelo è proprio satira. Probabilmente offensiva, e che sicuramente può non far ridere, ma non è negando lo statuto di satira alla vignetta che allora diventa criticabile, perché criticabile lo è già. Non c’è alcun bisogno di dire che non è satira per poter dire che è offensiva o che non fa ridere. Ribadire che si pensa che non lo sia invece è il tentativo di ridurre la questione ad una semplice offesa personale nel tentativo di far passare un’interpretazione della vignetta che toglie completamente dall’equazione quello che ha detto Renzi e il modo in cui Renzi ha usato il ricordo di Jessica in quanto tesserata Dem. Ma soprattutto dire che non è satira è solo un tentativo per poter dare un patentino di vignetta buona e vignetta cattiva. E anche se questa non è assolutamente paragonabile ad un tentativo di censura (no, non lo è davvero) è davvero difficile non sentire lo stridore delle dita che scivolano arrampicandosi sugli specchi. Una volta che si prende volontariamente (perché nessuno ci costringe a farlo) la decisione di difendere la libertà d’espressione sarebbe opportuno farlo sempre e non a giorni alterni.

A margine ci sono i possibili strascichi giudiziari della vicenda: Romolo Reboa, l’avvocato della famiglia Tinari, ha dichiarato che la vignetta pubblicata sul Fatto Quotidiano (la vignetta non è stata pubblicata sul Fatto) è di cattivo gusto e non rispetta i sentimenti della famiglia di Jessica che si riserva di procedere giudiziariamente per quello che l’avvocato definisce “vergognoso episodio”.  L’avvocato Reboa però critica anche Matteo Renzi:

Matteo Renzi, ricordando il volto solare ed i sogni di Jessica, ha perso l’occasione per domandarsi anche quali, nella tragedia, fossero le responsabilità di organismi che sino al referendum rispondevano alla sua persona.

Insomma a quanto pare gli unici che non hanno colto il cinismo di Renzi nel ricordare la scomparsa di Jessica sono stati proprio i Giovani Democratici così attenti ai pericoli del cinismo, sarà perché con uno che in tasca ha la tua stessa tessera hai un legame diverso.

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