La vera storia delle dimissioni di Mauro Ferrari dal Consiglio Europeo della Ricerca

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-08

Oggi aveva raccontato al Corriere della Sera che voleva finanziare ricerche su COVID-19 ma era stato sconfitto dalla burocrazia UE. Una nota dell’ECR racconta tutta un’altra storia

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“Volevo finanziare la ricerca sul Covid-19. Sono stato sconfitto dalla burocrazia Ue”: questo ha scritto oggi Mauro Ferrari per motivare le dimissioni da presidente del Consiglio Europeo della Ricerca (Cer), presentate ieri in un lungo intervento sul Corriere della Sera pubblicato oggi.

La vera storia delle dimissioni di Mauro Ferrari dal Consiglio Europeo della Ricerca

Ferrari nell’intervento si dice “estremamente deluso dell’approccio anti-pandemia del sistema Europa”, per l’assenza di coordinamento sanitario tra gli Stati, l’opposizione ai programmi di solidarietà, le politiche unilaterali e la mancanza di programmi scientifici sinergici e a largo raggio. Presidente del Cer dallo scorso gennaio, Ferrari ha presentato una mozione per il lancio di un programma scientifico focalizzato sul Covid-19, che – scrive – è stata bocciata con voto unanime, senza discuterne, dall’ente di governo del Cer, sulla base della considerazione che il centro finanzia progetti basati sul principio di spontaneita’ scientifica (il cosiddetto ‘bottom-up’), senza privilegiare priorità di ricerca (‘top-down’). ‘Ho ritenuto che non fosse il momento di disquisire sulle sottigliezze metodologiche’, rileva Ferrari. Un parziale sollievo è venuto dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che gli ha chiesto di fare proposte su come l’Europa dovrebbe affrontare la pandemia, cosa che ‘ha scatenato ulteriori terremoti interni’. A questo punto, ‘ho visto abbastanza’, conclude Ferrari.

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Il Consiglio europeo della ricerca (in inglese Erc) è la prima agenzia Ue dedicata alla ricerca scientifica di frontiera. Ferrari, scienziato esperto di nanotecnologie e bioingegneria, formatosi tra Usa e Europa, ha però dimenticato di far sapere quello che l’Erc ha pubblicato oggi sul suo sito in risposta all’articolo sul Corriere della Sera: ovvero che il 27 gennaio tutti i 19 membri del Consiglio scientifico dell’European Research Council avevano richiesto che Ferrari si dimettesse dal suo incarico di presidente dell’Erc” per aver abusato del suo ruolo per promuovere iniziative personali. Le dimissioni di Ferrari “in realtà sono successive a un voto unanime scritto di sfiducia” del Consiglio scientifico dell’Ecr, si legge nel comunicato. “Il Consiglio scientifico dell’Erc prende nota con dispiacere della dichiarazione fatta da Mauro Ferrari sulle sue dimissioni il 17 aprile. Presentiamo qui i fatti della situazione”, si legge nella nota. Il 27 gennaio il Consiglio scientifico dell’Erc ha chiesto a Ferrari di dimettersi per quattro ragioni. Primo “durante i suoi tre mesi in carica, il professor Ferrari ha dimostrato una totale mancanza di apprezzamento per la ragion d’essere dell’Erc” nel sostenere la ricerca di frontiera condotta dai migliori ricercatori in Europa. Secondo, Ferrari ha dimostrato scarso impegno con l’Erc, non riuscendo a partecipare a molti incontri importanti, trascorrendo tempo negli Usa e evitando di difendere i programmi e la missione” dell’organizzazione europea. Terzo, “il professor Ferrari ha proposto diverse iniziative personali alla Commissione, senza consultare o ricorrere alle conoscenze collettive del Comitato scientifico, mentre ha usato la sua posizione per promuovere le sue idee”. Infine, “il professor Ferrari era coinvolto in diverse attività esterne, alcune accademiche e altre commerciali”, a cui avrebbe dato priorita’ rispetto al suo ruolo di presidente dell’Erc.

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