La vendita allo scoperto di titoli di Stato italiani

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-06-07

Il Sole 24 Ore pubblica oggi un articolo a firma di Vito Lops in cui si parla delle vendite allo scoperto di titoli di Stato italiani. La vendita allo scoperto, chiamata anche short selling o più semplicemente short, è una vendita di titoli non ancora o non direttamente posseduti da chi vende. Ci si guadagna …

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Il Sole 24 Ore pubblica oggi un articolo a firma di Vito Lops in cui si parla delle vendite allo scoperto di titoli di Stato italiani. La vendita allo scoperto, chiamata anche short selling o più semplicemente short, è una vendita di titoli non ancora o non direttamente posseduti da chi vende. Ci si guadagna affidandosi al mercato e prevedendo un ribasso delle quotazione dei titoli di proprietà che si stanno vendendo. È un’operazione finanziaria di tipo speculativo in un orizzonte temporale di breve periodo. Uno dei metodi per effettuare una vendita allo scoperto è prendere in prestito il bene che si vuole vendere allo scoperto, e proprio la domanda di prestito di titoli di Stato italiani, nota il maggiore quotidiano economico italiano, è in crescita:

Più la domanda cresce più vuol dire che i “mercati” si aspettano un ribasso futuro delle quotazioni dei BTp (e un conseguente rialzo dei tassi che si muovono in direzione opposta ai prezzi). Questo perché i prestiti vengono chiesti da chi ha intenzione di vendere allo scoperto (o lo ha già fatto) e prevede di riacquistare gli stessi titoli successivamente a un prezzo più basso.

Lucrando tra la differenza tra prezzo di vendita (allo scoperto) e acquisto (successivo), al netto degli interessi sul prestito. Una strategia adottata in particolare dai fondi hedge che a differenza di altri fondi di investimento hanno la possibilità di scommettere short (al ribasso).

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La vendita allo scoperto di titoli di Stato italiani (Il Sole 24 Ore, 7 giugno 2018)

Bene, stando agli ultimi dati elaborati da Ihs Markit la domanda di prestiti di titoli di Stato italiani è salita tra aprile e maggio di quasi un miliardo di dollari (959 milioni). Questo dato si somma all’incremento di 7 miliardi registrato nel primo trimestre 2018 in un momento di ampio declino della domanda su altri governativi europei. Nel complesso siamo oltre quota 30 miliardi.

Per rivedere questo numero bisogna tornare a 10 anni fa. Ciò vuol dire, in prima battuta, che lo scetticismo degli operatori sui titoli di Stato c’era già prima dell’insediamento del nuovo governo gialloverde Lega-M5.

In più, nota ancora il giornale, circa il 10% dei governativi italiani dati in prestito è sulla scadenza decennale: ciò svela la convinzione che gli hedge fund stanno puntando su un incremento futuro della spesa a deficit da parte del nuovo esecutivo.

Leggi sull’argomento: I nemici del governo Lega-M5S all’orizzonte

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