Fatti
La vendetta, tremenda vendetta di Ignazio Marino
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-10-09
«Vi tiro giù tutti. Apro le mie agende colorate. Ogni nome, un favore richiesto. Ecco la mail di Veltroni che mi raccomanda Odevaine»: l’ex sindaco promette tuoni e fulmini. La realtà è che ha perso al di là dei complotti
«Io non so cosa ci hanno scritto sopra [le note spese]. Ho consegnato gli scontrini agli uffici, come si fa in questi casi. Non escludo che possa esserci stata qualche imprecisione da parte di chi compila i giustificativi». Poche parole e nemmeno troppo convincenti quelle che Ignazio Marino, dopo le insistenze di Gramellini, dedica al fatto che lo ha costretto alle dimissioni spinto ieri da PD e SEL. Messo alle strette dopo anni di caccia grossa, l’ex sindaco di Roma dimostra che non aveva una risposta esauriente da dare a proposito di quelle cene, che l’hanno fatto passare dalla parte del torto dopo 800 giorni di amministrazione della città comunque deficitaria, in balia della sua maggioranza e con scarsa empatia nei confronti di quegli umori di una città che un primo cittadino deve conoscere benissimo. Marino ha sbagliato, e anche nel colloquio con Gramellini lo ha implicitamente ammesso. Ciò non toglie che la defenestrazione di Ignazio sia nel complesso stata uno degli affari più sporchi che la politica italiana ha messo insieme. In attesa che arrivi la probabile accusa per peculato per le famose cene, la sensazione è che prima di questo clamoroso inciampo Marino abbia dovuto saltare molte tagliole disseminate sulla sua strada. Soprattutto dal partito che avrebbe dovuto appoggiarlo.
La vendetta, tremenda vendetta di Ignazio Marino
Non stupisce quindi che il sindaco minacci di “fare i nomi”, come nella migliore tradizione dei complotti politici andati a buon fine, come scrive oggi Ernesto Menicucci sul Corriere della Sera:
Il sindaco, però, l’ha presa malissimo. E, con l’animo scosso, il cuore in tumulto, ha reagito di stizza, come gli capita solo nei momenti molto privati: «Cacciarmi? Se lo fate farò tutti i nomi: chi del Pd mi ha proposto Mirko Coratti e Luca Odevaine (due degli arrestati di Mafia Capitale, ndr) come vicesindaco e come comandante dei vigili. Vi tiro giù tutti». Marino ha ricordato di «avere tutto scritto nei miei quaderni» e di «avere anche degli sms di dirigenti nazionali del Pd». Una minaccia, come quella di scrivere un libro «esplosivo», che gli starebbe curando l’ex caposegreteria Mattia Stella, dimessosi quest’estate dopo la relazione di Franco Gabrielli.
E ci dà conto anche degli ultimi minuti nel bunker del Campidoglio:
Alle tre del pomeriggio pensa ancora di poter «spaccare il Pd: se qualcuno si dimette lo sostituirò». In Comune lo vedono vagare da solo, nei corridoi e nel suo studio. Alterna momenti di riflessione a incontri con lo staff, aspetta le risultanze dei vertici al Nazareno, spera in una dichiarazione di Renzi che gli conceda «l’onore delle armi». Quando Causi e Sabella (anche a lui, in Giunta, era scappata una lacrima) gli comunicano il responso, facendogli balenare l’ipotesi di un «salvacondotto», molla. Poi prepara il video di addio e ragiona sul futuro: «I romani sono con me. Potrei anche presentarmi con una mia lista contro il Pd». Un’altra minaccia, forse l’ultima.
«Sui miei quaderni ho annotato tutto, incontri, date, prebende. Ci pensino bene prima di cacciarmi», è poi il virgolettato che gli attribuisce Giovanna Casadio su Repubblica, che descrive un sindaco pronto ad aprire le sue agende colorate con tutti i favori chiesti. «Sul tavolo una montagna di fogli e di quaderni colorati. «Ecco la mail con cui Veltroni mi raccomanda di assumere Luca Odevaine capo dei vigili urbani», dice Marino. «E in queste schede ci sono tutti i favori che in due anni mi hanno chiesto consiglieri comunali ed esponenti politici».Un faldone grande così, con nomi, date, esito della segnalazione. «Ci provassero a cacciarmi», sbotta Marino, «dalla prossima settimana farò il tour delle trasmissioni televisive e mostrerò tutto. Ora sono stufo».
X-Marino Files
E mentre Renzi stesso fa sapere che a Roma non ci saranno le primarie e sceglierà lui il nome da candidare, la minacci di tenere tutti sulla graticola con veleni e leaks sembra comunque sbiadita. Perché per ogni raccomandato c’è sempre uno che accetta la raccomandazione, oltre che uno che la fa.
Tradotto: potrei anche rivelare il nome di chi, ai vertici del partito nazionale,mi aveva proposto quelle persone, poi arrestate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma sul Mondo di mezzo,per affidare loro ruoli di grande responsabilità ai vertici dell’amministrazione capitolina. Marino è convinto di avere più di un asso nella manica e pensa di poterli usare al momento giusto. Questi venti giorni rischiano di essere molto lunghi.
Molto più interessante (e politicamente terrorizzante) la minaccia di candidarsi in proprio alle prossime elezioni. Anche con i voti dei fedelissimi il sindaco rischia di mettere spalle al muro il PD in un’elezione che si deciderà sul filo di lana. E se è vero che l’elezione del sindaco prevede il doppio turno, tutto si potrebbe giocare su un successivo (magari mancato) apparentamento. Ma anche qui una riflessione si impone. Dopo aver parlato di fascisti che devono tornare nelle fogne, regalare loro la città per qualche voto non sembra il modo migliore per lasciare in bellezza.
In copertina: vignetta di Bobo Artefatti
Edit: Ignazio Marino smentisce molte delle ricostruzioni pubblicate dai giornali:
– “Leggo su alcuni quotidiani frasi che mi vengono attribuite. Le smentisco. Non ho mai detto ‘ora farò i nomi’: tutto ciò è falso e sono costretto ancora una volta a procedere con le querele oltre alle richieste di danni in sede civile”. Lo afferma in una nota il sindaco di Roma Ignazio Marino che ieri ha annunciato le sue dimissioni. “Si tratta di falsità che non ho mai pronunciato -prosegue Marino- Vedo che si parla di mie telefonate con Matteo Orfini che nella giornata di ieri non sono mai avvenute, vedo mie frasi su inesistenti mail di Walter Veltroni pubblicate su La Repubblica, frasi uscite sul Corriere della Sera in cui mi si attribuisce che “ora farò i nomi”. Tutto ciò è falso e sono costretto ancora una volta a procedere con le querele oltre alle richieste di danni in sede civile”.