Economia
La storia degli immobili del Demanio che si potranno vendere agli Stati esteri
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-12-17
Lo Stato vende il Colosseo e la Fontana di Trevi? Non proprio, secondo la norma. Che interviene sui programmi di dismissioni immobiliari da realizzare tramite cartolarizzazioni di fondi immobiliari o cessioni dirette avviati con la Finanziaria 2005
Gli immobili del Demanio italiano potranno essere ceduti a Stati esteri. È quanto prevede un emendamento del governo alla manovra, in arrivo in Commissione Bilancio del Senato. La norma interviene sui programmi di dismissioni immobiliari da realizzare tramite cartolarizzazioni di fondi immobiliari o cessioni dirette avviati con la Finanziaria 2005. Per gli immobili della Difesa l’emendamento si rifà alle disposizioni previste dal Codice dell’ordinamento militare.
La storia degli immobili del Demanio che si potranno vendere agli Stati esteri
Nonostante qualche allegrotto abbia deciso di spararla grossa, la norma non serve a vendere la Fontana di Trevi o il Colosseo ai privati e nemmeno si può configurare come cessione di ulteriore sovranità nazionale all’Europa matrigna. Permetterà però di vendere a Stati esteri anche patrimonio del demanio culturale, a patto che sia possibile e che il ministero sia d’accordo.
“Nel caso di cessione diretta di un bene immobile dello Stato ad uno Stati estero – recita la norma – l’agenzia del demanio è autorizzata a cedere il bene con decreto del presidente del consiglio dei ministri, su proposta del ministro degli affari esteri e dell’amministrazione che ha in consegna il bene stesso, di concerto con il ministero dell’Economia” e, nell’ipotesi si tratti di immobili appartenenti al demanio culturale e fermo restando quanto previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, “con il ministro dei beni culturali e de turismo”.
I proventi realizzati attraverso la vendita andranno al “ministero che ha ceduto il bene, per le proprie esigenze di funzionamento e investimento”. L’autorizzazione alla cessione dovrà essere sottoposta al controllo preventivo della Corte dei Conti.
Quindi vendiamo il Colosseo?
C’è però una distinzione da fare. I beni di interesse storico, archeologico e paesaggistico non possono essere infatti alienati né formare oggetto di diritti a favore di terzi. Sono considerati beni inalienabili gli immobili e le aree di interesse archeologico, quelli dichiarati monumenti nazionali, le raccolte di musei, pinacoteche, gli archivi. Gli altri immobili invece possono già essere alienati previa autorizzazione del Ministero.
L’articolo 54 del codice dei beni culturali e del paesaggio vieta infatti la vendita del Colosseo e della Fontana di Trevi. Totò dovrà rassegnarsi, la Fontana di Trevi è salva. Per ora.
EDIT: L’emendamento è stato ritirato ieri sera.
Il governo ritira l’emendamento alla manovra sulla cessione di immobili del Demanio pubblico a Stati esteri. Il testo, che ha sollevato le polemiche di tutte le opposizioni, è stato modificato dallo stesso esecutivo con riferimento ad un singolo caso, quello di Palazzo Caprara, in via XX Settembre a Roma, da cedere per una sede diplomatica (si parla del Qatar). Di fronte al cambiamento in corso, il viceministro dell’Economia Enrico Morando, ha però riconosciuto l’inammissibilità in legge di bilancio della norma, non più universale ma specifica, e ha preferito ritirarla.