La sospensione delle pubblicazioni dell'Unità

di dipocheparole

Pubblicato il 2017-06-03

E alla fine per l’Unità arriva la sospensione delle pubblicazioni. L’editore la annuncia nel giorno della festa della Repubblica che celebra il lavoro, con la redazione in sciopero che sull’ultima prima pagina che viene messa on line (ma non distribuita nelle edicole a causa di un contenzioso con lo stampatore) annuncia che “Così si calpesta …

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E alla fine per l’Unità arriva la sospensione delle pubblicazioni. L’editore la annuncia nel giorno della festa della Repubblica che celebra il lavoro, con la redazione in sciopero che sull’ultima prima pagina che viene messa on line (ma non distribuita nelle edicole a causa di un contenzioso con lo stampatore) annuncia che “Così si calpesta una storia”, mentre la tragedia finisce di compiersi 
sospensione unità
Il quotidiano, in crisi di vendite e di identità, con direttori che attaccano gli editori e il Partito Democratico ormai indifferente al suo destino, rischia quindi di affrontare la sua ennesima chiusura con la certezza che stavolta sarà difficile, se non impossibile, riaprire. Mentre Staino si diletta a disegnare il quotidiano nel didietro di Stefanelli e Pessina, Renzi ha infatti mollato il giornale che aveva annunciato di aver finalmente rilanciato facendo qualcosa di sinistra. “Ci sono storie che non dovrebbero finire, per la storia che hanno raccontato e testimoniato, per quella che hanno cercato di capire, per chi ci ha creduto, per chi ci ha messo passione, professionalità e attaccamento. Questa storia, la nostra, hanno deciso di chiuderla nel modo peggiore, calpestando diritti, calpestando lo stesso nome che porta questa testata, ciò che ha rappresentato e ciò che avrebbe potuto rappresentare”, scrive in un comunicato la redazione.

“Riteniamo – ha aggiunto l’amministratore delegato Guido Stefanelli, ricorda il comunicato dei giornalisti dell’Unità – che questa sia la scelta più giusta da fare in attesa di portare a compimento le procedure di ristrutturazione aziendale”. Questa decisione viene giudicata “grave” dal corpo redazionale dell’Unità perché “arrivata dopo giorni di assenza del giornale dalle edicole perché lo stampatore ha fermato le rotative per la mancata riscossione dei crediti maturati e per i quali da mesi chiedeva il relativo pagamento”. Se si è arrivati fino a questo punto, proseguono i giornalisti della testata fondata da Antonio Gramsci, “non è stato per un improvviso fatto esterno, ma per una decisione più volte annunciata dallo stesso stampatore”. In ogni caso “nel silenzio più totale da parte dell’amministratore delegato abbiamo tuttavia continuato a svolgere il nostro lavoro, confezionando un giornale che nessuno ha potuto acquistare in edicola, destinato soltanto agli abbonati che per alcuni giorni neanche riuscivano a scaricarlo nella sua versione online. Nel silenzio più assoluto da parte di un’azienda che non ha neanche ritenuto di dover comunicare che non avrebbe pagato gli stipendi ai lavoratori e alle lavoratrici. E che oggi dà notizia di una ristrutturazione annunciata da mesi ma mai avviata davvero”. “In questa storia sono in diversi a dover rispondere di quanto accaduto”, si legge ancora nel comunicato dei giornalisti dell’Unità. “Gli editori di maggioranza, la Piesse di Massimo Pessina e Guido Stefanelli, Eyu, che fa capo al Partito Democratico, e lo stesso segretario del Pd Matteo Renzi, a cui più volte ci siamo rivolti senza mai ottenere una risposta o una parola di solidarietà nei momenti più duri della lotta, quando per otto giorni di seguito la redazione è scesa in sciopero ad oltranza. Un silenzio che ha ferito tutti coloro che in questo giornale hanno lavorato accettando condizioni spesso al limite dell’accettabile. Ci chiediamo – concludono – se anche di fronte a questa decisione dell’editore proseguirà la scelta del silenzio”.

Leggi sull’argomento: La tragedia infinita dell’Unità

 

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