Opinioni

Dopo la scissione dell'atomo l'UDC lascia Alfano

neXtQuotidiano 06/12/2016

Nuove e fantasmagoriche notizie arrivano dall’universo dell’infinitamente piccolo. Dopo la scissione dell’atomo, infatti, l’UDC parrebbe intenzionata a lasciare NCD e Area Popolare: “Il risultato del referendum non e’ ascrivibile a categorie politiche precise. Nessuno può attribuirsi un risultato: né i vincitori, né gli sconfitti. L’esito del 4 dicembre è la reazione di una società stanca, […]

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Nuove e fantasmagoriche notizie arrivano dall’universo dell’infinitamente piccolo. Dopo la scissione dell’atomo, infatti, l’UDC parrebbe intenzionata a lasciare NCD e Area Popolare: “Il risultato del referendum non e’ ascrivibile a categorie politiche precise. Nessuno può attribuirsi un risultato: né i vincitori, né gli sconfitti. L’esito del 4 dicembre è la reazione di una società stanca, smarrita e priva di riferimenti certi. Per questo l’idea di far precipitare il Paese verso il voto appare più il segno di una reazione emotiva alla sconfitta che un disegno politico utile all’Italia”, affermano infatti in una nota congiunta i parlamentari dell’Udc insieme al segretario nazionale del partito, Lorenzo Cesa.
alfano udc
“Su questo punto si segna l’ultima differenza nei confronti di Alfano che, da tempo, ha trasformato in sudditanza nei confronti di Renzi quella che per noi è stata ed è un’alleanza leale con il Pd. L’esperienza di Area Popolare, forse mai decollata, si conclude qui – prosegue la nota, bontà sua -: con lo scioglimento dei gruppi e la ripresa di autonome presenze parlamentari. In questo momento riteniamo che, in primo luogo, spetti al presidente Mattarella definire percorsi e prospettive. Ci limitiamo a considerare che dopo il referendum il Paese ha bisogno con urgenza di una messa in sicurezza sociale, intervenendo sulla povertà che come sostiene l’Istat oggi colpisce un italiano su tre; di interventi sul sistema creditizio a tutela dei risparmiatori e di una nuova legge elettorale a base proporzionale votata dal Parlamento. E non ultimo c’è bisogno, al di la’ delle distinzioni sul referendum – concludono Cesa e i parlamentari UDC -, di un lavoro di ricomposizione specie all’interno dell’area del cattolicesimo popolare e di ceti medi e popolari che miri alla costruzione di un soggetto politico credibile . Per questo facciamo appello a noi stessi e a quanti, tra parlamentari e movimenti nella società civile, colgano come noi la rilevanza di questo passaggio storico”.

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