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La Lega ladrona rischia il sequestro di conti e immobili

neXtQuotidiano 29/08/2017

Bossi & Belsito: l’era dello spendi e spandi tra i Lumbard con i soldi pubblici di Roma Ladrona finisce con le sentenze del tribunale. Ma il PM chiede anche il sequestro di conti ed eventuali immobili prima della conclusione del processo

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La Procura di Genova ha chiesto al tribunale di sequestrare i 49 milioni che la Lega ladrona deve all’Italia, immediatamente, prendendoli ovunque sia possibile: sui conti, se c’è qualcosa, oppure bloccando patrimoni immobiliari, sempre che esistano ancora. Quando nel luglio scorso il tribunale ha condannato Umberto Bossi e Marco Belsito, ha anche ordinato la confisca diretta alla Lega Nord di 48 milioni e 969.000 euro di finanziamento pubblico: cioè di quei rimborsi elettorali che nel 2008-2010 rimpinguarono le casse degli avversari di «Roma ladrona» sulla scorta di rendiconti ingannatori del Parlamento, perché o senza giustificativi o con spese per finalità estranee al partito.

La Lega rischia il fallimento

I giudici si pronunceranno a breve e non è difficile capire quanto potrebbero essere drastiche le ripercussioni sui bilanci leghisti: il 2016 è stato chiuso con un rosso da un milione, 164 mila euro di depositi bancari e 436 di «valori in cassa». Anche perché all’epoca della sentenza si pensava che la prescrizione del reato avrebbe salvato anche il conto da pagare a Roma. Oggi invece l’ipotesi più gettonata è un’altra: la confisca, essendo in primo grado, non è immediatamente esecutiva, ma lo spettro per il partito è che comunque prima o poi arriverà, indipendentemente dal fatto (assai possibile) che nelle more dei futuri processi d’Appello e di Cassazione maturi la prescrizione del reato.

Nel 2015 la Corte Costituzionale con la sentenza n.49 ha invece aperto a questa possibilità, lungo binari poi precisati dalle Sezioni Unite della Cassazione nella sentenza Lucci: il principio è che, anche se la prescrizione elide le condanne degli imputati, resta la confisca diretta del profitto quando (come qui) ci sia stata una precedente condanna con giudizio di merito sul reato, sulla responsabilità dell’imputato e sulla qualificazione del bene da confiscare. Spiega oggi Matteo Indice sulla Stampa:

A margine della sentenza genovese era stata quindi disposta la confisca di 48.969.617 euro, in teoria da compiersi dopo il terzo grado e basandosi sullo stesso principio sposato dal sostituto procuratore Paola Calleri, che nelle ultime ore ha impresso la svolta: è vero che i reati sono stati compiuti da altri, ma parte dei finanziamenti fuorilegge sono stati incassati dalla Lega pure dopo – sia quando il leader era Roberto Maroni che con la consacrazione di Salvini – ed è il movimento nel suo complesso ad averne beneficiato, perciò da lì vanno presi.

“Sequestrare subito i 49 milioni”

Anche Repubblica spiega che il rischio di non trovare più un solo centesimo nelle casse della Lega per la Procura della Repubblica di Genova è reale. E i vertici di via Bellerio, sede dei Lumbard, non nascondono le preoccupazioni: non tanto per gli effetti politici del provvedimento (qualora fosse accolto), quanto per quelli economici.

Il sequestro dei conti correnti impedirebbe al partito di prelevare un solo euro per il suo funzionamento. E il raduno di Pontida – ad esempio – non si fa senza soldi. Dalla confisca sono escluse le somme destinate agli stipendi dei 24 dipendenti rimasti.
Non è un mistero che le casse del Carroccio siano prosciugate. da informazioni ufficiose pare che nei depositi bancari vi siano non più di 350mila euro. Va ricordato che la legge-Letta nel 2014 ha abolito gradualmente il finanziamento pubblico ai partiti, concedendo ai contribuenti di destinare il 2 per mille a favore di un partito politico.

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