Plusvalenze Juventus, il caso Tello

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-14

La plusvalenza nell’affare del cartellino di un giocatore colombiano finisce sotto i riflettori di Lega Calcio e FIGC. Gli altri casi sotto gli occhi di tutti

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Andres Felipe Tello Munoz, ovvero Andres Tello, è un giocatore colombiano di 22 anni di Medellin portato in Italia dalla Juventus. I bianconeri lo mandano in prestito: Cagliari, Empoli, Bari. Finché Tello, dopo tre discrete stagioni, l’ultima eccellente in Puglia, lo scorso giugno diventa una plusvalenza (differenza tra il prezzo di acquisto e vendita). Andres va al Benevento, retrocesso in Serie B, per 2,5 milioni di euro. Oggi è oggetto di una controversia regolamentare tra la Juve, la Lega Calcio e, di riflesso, la Figc. Racconta Il Fatto:

IL CARTELLINO di Andres, cioè la carriera, le ambizioni, la sua stessa vita, è di proprietà dei sanniti, ma il contratto firmato in giugno prevede un’opzione: il “diritto di recompra”, mutuato dai costumi spagnoli, così viene importato in Italia, neppure tradotto. Vuol dire che i bianconeri possono riacquistare Tello per 8 milioni in futuro, riflettere a lungo e poi scegliere dopo il torneo 2018/19,come sostiene l’ultima relazione finanziaria dei bianconeri. Quando la vendita di un calciatore è incompleta, non esistono effetti sul bilancio.

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I bilanci dei club di Serie A (Foxsports)

In gennaio,però, la Juve rastrella affari per rimpinguare le casse e decide di rinunciare all’opzione per la recompra di Tello e così iscrive la plusvalenza in bilancio per 1,89 milioni di euro. Insorge la Lega di B, spalleggiata dai fratelli maggiori di A, perché l’accordo ufficiale e depositato col Benevento fissa l’opzione al termine dei campionati 2019/20 o 2020/21 e non 2018/19, e poi rammenta che le norme federali (articolo 1, comma 4, delibera n. 59 del 2018) vietano “modifiche del contratto tranne per indennizzi o premi”. Per aggirare il diniego, la Juve spedisce una lettera in Figc, un gesto che nei casi del genere viene definito “irrituale”, per informare la federazione dell’operazione su Tello.

Il calcio italiano (dati al 30 giugno del 2018) è in rosso “solo” di 65 milioni, meglio dei 315 milioni persi in media ogni anno dal 2010. I numeri però sono in parte “truccati”. A tenere a galla la Pallone Spa non sono i biglietti venduti, gli assegni degli sponsor o i diritti tv ma l’overdose di guadagni garantita dalla compravendita di giocatori: una girandola di scambi – talvolta a prezzi fuori da ogni logica di mercato – che ha regalato ai 20 club di Serie A 724 milioni di entrate extra (il doppio del 2016).

Un tesoretto straordinario che vale ormai quasi un terzo dei ricavi del pianeta calcio. Molte di queste transazioni fuori-mercato hanno una sorta di clausola–boomerang: chi vende un giocatore a un prezzo sopravvalutato si impegna a riacquistarlo a termine a cifre simili o superiori, per “sterilizzare” il favore del compratore. Altri casi: Alberto Cerri è stato girato al Cagliari per 9 milioni, il centrocampista Roberto Mandragora è andato all’Udinese per 20, i portiere Emil Audero è stato riscattato dalla Samp per la stessa cifra mentre Stefano Sturaro è stato rilevato a titolo definitivo dal Genoa per 16,5 milioni. Totale: oltre 40 milioni di plusvalenze, buoni per puntellare i conti dopo il maxi-investimento per Cristiano Ronaldo.

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