Calenda, ANAC e il pasticcio della gara ILVA

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-20

Il ministro Di Maio all’attacco dopo la risposta di Cantone ai rilievi sulla gara di Emiliano. «Per questo governo prima della tutela occupazionale e delle questioni ambientali esiste la legalità. E noi andremo fino in fondo a indagare chi è responsabile»

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L’Autorità Anticorruzione ha risposto alla lettera di segnalazione inviata dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio in relazione alla gara che ha portato  il governo e i commissari del gruppo siderurgico in amministrazione straordinaria a scegliere l’offerta di Am Investco (Arcelor Mittal e Marcegaglia) rispetto a quella di Acciaitalia (Jindal, Cassa Depositi e Prestiti, Arvedi e Del Vecchio).

Grosso guaio all’ILVA

L’ANAC ha però precisato che la decisione di stoppare e annullare tutto resta in capo al ministero, che deve valutare l’interesse pubblico specifico all’annullamento. Però, ha fatto sapere Raffaele Cantone, di problemi nella vicenda della vendita ce ne sono. Nella lettera di risposta di ANAC – pubblicata dal sito Gli Stati Generali –  lunga sette pagine, ci sono tre punti che sollevano dubbi. Il primo è la definizione del piano ambientale slittata durante la procedura di gara: l’arco temporale di realizzazione del piano ha modificato il quadro economico e fattuale di partenza, l’aumento di sei anni poteva spingere altre imprese a partecipare alla gara, quindi c’è una possibile violazione del principio di concorrenza.

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ILVA, la gara contestata (La Stampa 12 luglio 2018)

C’è poi la questione delle scadenze intermedie del piano che non sarebbero rispettate a causa della proroga del piano ambientale che ha fatto venire meno il vincolo del ministero dell’Ambiente. La mancata adesione alle prescrizioni potrebbe costituire elemento di esclusione dalla gara. Infine c’è il rilancio delle offerte, che non è stato effettuato anche se avrebbe potuto portare più soldi nelle casse dello Stato. Il Sole 24 Ore oggi ricorda che è stato l’Antitrust europeo a dare il via libera all’offerta di Mittal, imponendo in cambio dismissioni di impianti nel resto d’Europa.

La risposta di Calenda… e quella di Di Maio

Com’era prevedibile l’annuncio della lettera di ANAC e della conseguente riunione al ministero dello Sviluppo ha suscitato la reazione di Carlo Calenda, chiamato in causa direttamente da Michele Emiliano. Il predecessore di Di Maio ha prima chiesto di pubblicare la lettera del ministero e la replica dell’ANAC, poi sulla questione del mancato rilancio ha detto di aver seguito un parere dell’Avvocatura dello Stato, la quale segnalava che visto che i parametri di partenza erano quattro, la gara sarebbe dovuta ricominciare da capo. Calenda si è anche lamentato del fatto che Di Maio non abbia mandato tutta la documentazione ma soltanto i famosi tre quesiti contenuti nella lettera di Emiliano, ma la circostanza pare smentita da quanto riportato oggi dai giornali.

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L’ex ministro non comprende i rilievi dell’ANAC ma sottolinea che in ogni caso Cantone non ha detto che la gara non è valida. E critica ANAC per non aver richiesto gli elementi di merito sulle offerte. Ma, rispondendo alla Camera a un’interrogazione su ILVA, Di Maio è tornato a sottolineare le responsabilità di Calenda: “Queste criticità sono macigni, sono gravissimi e il governo non può far finta di niente. Per questo chiederò immediatamente chiarimenti ai commissari dell’Ilva, aprirò una indagine interna al ministero e chiederò subito un parere all’avvocatura dello Stato. Il vero tema è che il pasticcio lo ha fatto lo Stato, non l’azienda. Lo ha fatto il ministero. Se qualcosa non è andato voglio capire di chi sono le responsabilità specifiche. Per questo governo prima della tutela occupazionale e delle questioni ambientali esiste la legalità. E noi andremo fino in fondo a indagare chi è responsabile. Non è accettabile chi dice che è tutto in regola”.

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