Economia
Il taglio delle pensioni d’oro
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-12-12
Decurtazioni oltre 90 mila euro lordi con aliquote crescenti per circa 40-45 mila titolari di assegno
Alla fine il governo trova l’accordo sulle pensioni d’oro. Per gli emolumenti al di sopra dei 90mila euro il taglio durerà 5 anni, in base a 5 aliquote, dal 10 al 40%. Ma quella più alta colpirà solo i super assegni sopra i 500 mila euro: una trentina appena. Sacrificabili, da un punto di vista politico. Messi da parte i dubbi, anche la Lega dunque avrebbe dato il suo via libera. Mentre su “quota 100” – la possibilità di anticipare la pensione con almeno 62 anni e 38 di contributi – la nebbia è ancora fitta. Dopo le tante ipotesi naufragate nei mesi scorsi, la lunga trattativa sembra ormai planare verso il contributo di solidarietà: a tempo, secondo 5 aliquote a scaglioni (10-20-25-30-40%), per finanziare le pensioni più basse. Gettito medio annuo stimato: 130 milioni. Su 40-45 mila pensionati “d’oro”, il gruppo più numeroso – circa 31 mila – ricade in prima fascia: tra 90 e 130 mila euro lordi annui. Il sacrificio in questo caso varierà da 100 a 4 mila euro all’anno. Ovvero da 8 a 330 euro al mese (al lordo delle tasse). Giudicato fattibile anche dall’alleato leghista, il più riottoso alla misura.
Il taglio dunque ci sarà. Ma il meccanismo degli scaglioni – l’aliquota si applica solo sulla parte che eccede i 90 mila euro e in base a cinque differenti fasce – limita l’impatto finale. Una pensione da 95 mila euro, ad esempio, dovrà rinunciare allo 0,53% totale: 500 euro, 42 al mese. Un assegno da 120 mila euro subirà un taglio del 2,5%: 3 mila euro, circa 250 al mese. Va peggio ai trenta super fortunati, sopra al mezzo milione di pensione. Chi si trova a quota 550 mila, ad esempio, rinuncerà a 120 mila euro all’anno (600 mila euro nel quinquennio): il 22%. La pensione da un milione tondo verrà “limata” di un terzo all’anno: circa 300 mila euro. Scontati i ricorsi.