Economia
Il reddito minimo nelle Regioni italiane
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-11-30
Come funzionano le forme di reddito minimo introdotte negli enti locali italiani: Basilicata, Molise, Lazio, Lombardia, Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Puglia e province di Trento e Bolzano
Sette Regioni e due province autonome hanno introdotto forme di reddito minimo (scorrettamente chiamato reddito di cittadinanza) che servono a sostenere economicamente le fasce più povere della popolazione. Il Sole 24 Ore riepiloga oggi in un articolo a firma di Valentina Melis come funziona quello che viene di volta in volta chiamato “reddito minimo di inserimento”, “reddito di garanzia” o “reddito di dignità” e consiste in un contributo mensile per chi ha un ISEE da 3mila a 18mila euro a seconda dei luoghi, con importi che variano da 300 a 950 euro e beneficiari come lavoratori usciti dalla cassa integrazione in deroga, famiglie numerose o con persone non autosufficienti. Ogni assegno è abbinato a un percorso di reinserimento nel mondo del lavoro.
Il reddito minimo nelle Regioni italiane
In quasi tutte le Regioni il finanziamento del reddito minimo avviene grazie alle risorse del Fondo sociale europeo (la Basilicata aggiungerà 40 milioni incassati dalle royalties per l’estrazione del petrolio, che prima erano destinati a un bonus carburante da 100 euro l’anno per 300mila automobilisti). Le Regioni che per ora hanno attivato il reddito minimo destinano complessivamente a questa misura 138 milioni di euro in un anno: una cifra esigua rispetto ai 7,1 miliardi che, secondo l’Alleanza contro la povertà in Italia, sarebbero necessari per finanziare il reddito di inclusione sociale (Reis) a favore dei circa 4 milioni di individui che vivono in povertà assoluta, indipendentemente dal profilo anagrafico.
Andando a vedere il dettaglio regione per regione, la Basilicata stanzia 7,7 milioni di euro l’anno:
La Regione ha individuato gli 8mila beneficiari del reddito minimo di inserimento, introdotto dalla legge regionale 26/2014. I bandi sono stati rivolti a due categorie di persone: disoccupati e/o inoccupati da oltre 24 mesi o da 12 mesi (se over 50 o senza diploma di scuola media o in un nucleo monoreddito) con Isee fino a 9mila euro oppure lavoratori usciti dalla mobilità in deroga con Isee fino a 15.500 euro. L’aiuto vale in media 450 euro mensili per tre mesi, prorogabili
Nella provincia di Bolzano le risorse sono pari a 10,8 milioni:
Il reddito minimo di inserimento rientra nel sistema di assistenza economica e sociale introdotto dalla legge provinciale 69/1973. È pari alla differenza tra le disponibilità della famiglia e un determinato importo: l’integrazione è fino a 600 euro per una persona sola, a 785 euro per due, a 1.020 per tre, 1.100 per quattro, 1.300 per cinque o sei componenti). Nel 2014 ne hanno beneficiato 4.477 famiglie
Simile lo stanziamento del Friuli Venezia Giulia:
La «misura attiva di sostegno al reddito» è stata introdotta dalla legge regionale 15/2015 ed è stato approvato il regolamento attuativo. Deve partire la selezione dei beneficiari. L’importo massimo sarà di 550 euro al mese per 12 mesi, rinnovabili dopo una pausa di 2 mesi. Il beneficiario deve avere un Isee fino a 6mila euro e aderire a percorsi formativi o di avvicinamento al lavoro
Dieci milioni di stanziamento anche nel Lazio:
Il reddito minimo garantito, introdotto dalla legge 4/2009, non è stato più rifinanziato nel 2014 e nel 2015, in attesa di una normativa quadro nazionale. Nella misura del Contratto di ricollocazione (Fse 2014-2020) è stata inserita l’indennità di partecipazione, un aiuto economico destinato ai disoccupati over 30 di lunga durata, della durata di sei mesi
E in Lombardia:
Da ottobre è partito il reddito di autonomia per i beneficiari della dote unica lavoro che siano disoccupati da oltre 36 mesi, abbiano Isee familiare non superiore a 18mila euro e non fruiscano di alcuna integrazione al reddito. Il contributo massimo è di 1.800 euro in sei mesi, per favorire l’inserimento lavorativo. Si stima che i destinatari siano 5mila
Le altre regioni con il reddito minimo
Infine ci sono il Molise, dove la Regione ha dato attuazione recentemente alla legge 2/2012 che prevede il reddito minimo di cittadinanza, destinato a residenti in Molise con Isee fino a 3mila euro. Si tratta di aiuto da 300 euro mensili, per un periodo che va da sei mesi a un anno. La selezione dei beneficiari deve partire: sarà data priorità alle famiglie numerose, ai nuclei monogenitoriali e a quelli con persone disabili e/o anziani. C’è la Puglia, con uno stanziamento record di 70 milioni: «La Giunta regionale ha approvato il 10 novembre il disegno di legge sul reddito di dignità, che deve passare l’esame del Consiglio e avere attuazione. È un aiuto che va da 210 a 600 euro mensili in base alla numerosità della famiglia, per chi ha un Isee fino a 3mila euro e sottoscrive un patto di inclusione sociale attiva. La durata massima è di 12 mesi. Si stima di raggiungere 20mila famiglie all’anno». C’è la provincia di Trento, dove il reddito di garanzia esiste dal 2009. La misura varia in base all’Icef (la declinazione locale dell’Isee) e al numero di componenti del nucleo: l’integrazione non può superare 950 euro mensili. La durata è di 4 mesi, rinnovabili per tre volte, con pausa di quattro mesi dopo il primo e il secondo rinnovo, e di 12 mesi prima di una nuova domanda. Il beneficiario è tenuto ad accettare qualsiasi offerta di lavoro. Chiude infine la Valle d’Aosta, dove il 4 novembre è stata approvata la legge regionale, in attesa del regolamento attuativo. Prevede un aiuto fino a 4.400 euro lordi, versati in rate mensili fino a 550 euro, per cinque mesi, prorogabili di ulteriori tre mesi. È destinato a residenti in Valle d’Aosta da 3 anni, con Isee fino a 6mila euro, sopra i 30 anni ma che non abbiano raggiunto i requisiti per la pensione,che hanno lavorato per almeno un anno negli ultimi cinque.