Il Paradosso dell’Università Italiana

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-07-31

Sull’Università le opinioni sono spesso brutalmente contrastanti, ma alcuni dati di fatto sono talmente evidenti che solo sparute minoranze li contestano. – L’Alta Formazione è clamorosamente sottofinanziata. – Le nostre Università non occupano posizioni di particolare prestigio a livello internazionale qualunque sia la classifica che uno consideri. Però, per pubblicazioni scientifiche e numero di citazioni, …

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Sull’Università le opinioni sono spesso brutalmente contrastanti, ma alcuni dati di fatto sono talmente evidenti che solo sparute minoranze li contestano.

L’Alta Formazione è clamorosamente sottofinanziata.
– Le nostre Università non occupano posizioni di particolare prestigio a livello internazionale qualunque sia la classifica che uno consideri. Però, per pubblicazioni scientifiche e numero di citazioni, sono sostanzialmente in linea con i paesi più evoluti. Questo implica un modello che privilegia competenze diffuse piuttosto che la concentrazione dei migliori talenti in centri d’eccellenza.
– I laureati italiani (specialmente in materie scientifiche) sono richiesti all’estero mentre l’Italia non e’ in grado di attrarre talenti esteri. In estrema sintesi il sistema universitario in qualche modo funziona mentre il sistema Paese e’ allo sbando perché rifiuta le sfide dell’innovazione e dell’alta tecnologia, tirando a campare su settori protetti (fino a quando?) e a basso valore aggiunto.

Qual è il male oscuro del sistema universitario? E perché appare allo sbando? L’Università, a seguito di riforme demagogiche, ha tradito i suoi tre obiettivi fondamentali:
1) l’alta formazione agli studenti con una didattica di livello eccellente;
2) il trasferimento tecnologico al sistema produttivo sia direttamente (tramite consulenze e collaborazioni) che indirettamente (fornendo studenti in qualità di tesisti o tirocinanti);
3) la ricerca di base che estende le frontiere della conoscenza.

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Attualmente vi è una eccessiva attenzione alla produzione di ricerca di corto respiro tra l’altro misurata con una metrica rozza basata essenzialmente solo su aspetti formali (numero di pubblicazioni e numero di citazioni) e pochissimo sugli aspetti sostanziali (qualità ed originalità della produzione scientifica). La qualità della didattica è una Cenerentola (senza nemmeno il miraggio del Principe Azzurro) e l’attività di trasferimento tecnologico non solo non è incentivata, come lo è invece in tutti i paesi avanzati, ma è ostacolata da una burocrazia sorda ed irragionevole capace di far imbestialire la reincarnazione di Giobbe.

Se uno si limita a produrre papers sopravvive abbastanza bene nell’aurea mediocritas. Infatti il Sistema non chiede che la produzione scientifica rivesta una qualche utilità, anche prospettica. Uno potrebbe rispondere che è sbagliato richiedere che la conoscenza prodotta dal sistema debba essere utile. Si può forse chiedere all’Arte di produrre qualcosa di utile? La stessa cosa deve valere per la Scienza. Ma in realtà noi Prof siamo trattati molto meglio degli artisti: non solo non ci viene chiesto l’Utile, ma nemmeno il Bello o l’ Originale. Ci viene chiesto solo di partecipare al Gran Sabba delle Pubblicazioni in cui si cita e si è citati. Se uno ha l’ardire di tentare di evadere da questa torre eburnea completamente avulsa dal mondo reale e abitata da molti colleghi capaci solo di lamentarsi contro il destino cinico e baro che rende sottopagati, entra in azione la burocrazia kafkiana a rendere ancora più fantozziana la propria esistenza. Facciamo un esempio concreto: più di un mese fa mi si è rotto il portatile senza cui non posso lavorare. Ho fatto umile domanda all’Amministrazione per comprarne uno nuovo.

Questa azione (apparentemente innocente) mi ha teletrasportato nel mondo di Minority Report. Per l’ANAC di Cantone il crimine va combattuto prima che possa manifestarsi! Gli Uomini (e i Prof in particolare) sono corrotti per loro intrinseca natura. Se cercassero su Amazon la migliore offerta, sarebbero liberi (orrore!) e indotti al crimine. La strada della perdizione va loro preclusa attraverso una miriade di adempimenti cervellotici!

Pertanto si possono comprare solo gli articoli presenti sul catalogo MEPA e al prezzo stabilito sul MEPA (in analogia ai piani quinquennali bulgari). Non importa che sul MEPA non ci siano in catalogo i laptop più recenti, che il prezzo sia 300-400 euro più alto di quello di mercato e che uno perda quasi due mesi per comprarlo. L’importante è evitare che il crimine possa essere soltanto concepito! Cantone e i burocrati avranno la loro oncia di carne di cui fregiarsi nei talk show, i soldi pubblici verranno sprecati allegramente e la ricerca verrà scientificamente (quello sì) distrutta.

* L’autore è professore di matematica all’Università di Firenze

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