Un movente economico dietro le candidature fantasma di Napoli Vale?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-20

Dopo il caso della ragazza affetta da sindrome di Down finita a sua insaputa nella lista Napoli Vale a sostegno della candidata PD Valeria Valente sono spuntati altri otto nomi di candidati “fantasma”. E mentre la Valente non sa che spiegazioni dare e si dichiara parte lesa la Procura di Napoli indaga sulla pista economica e sui 26 mila euro di rimborsi richiesti dalla lista Napoli Vale

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Qualcuno ha già soprannominato “listopoli” l’inchiesta sulle liste del Partito Democratico a sostegno della candidatura a sindaco di Napoli della deputata Dem Valeria Valente candidata renziana fortemente voluta dall’allora segretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti. La vicenda è quella delle persone inserite a loro insaputa nelle liste collegate alla Valente. Tra di loro risulta esserci anche Federica D.S., 23 anni, affetta da sindrome di down che fu collocata in lista al sedicesimo posto nella civica Napoli Vale. Ed è proprio la lista civica ad essere finita nel mirino dei magistrati della Procura di Napoli che hanno individuato la presenza di altri otto candidati messi in lista senza saperlo.
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I nove candidati messi in lista a loro insaputa

Gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Stefania Buda, hanno individuato nove nominativi, tra questi, oltre a Federica, anche l’avvocatessa Donatella Biondi che ha scoperto di essere stata candidata per la Valente quando la Corte d’Appello – come è prassi per i candidati – le ha chiesto di presentare il rendiconto delle spese sostenute durante la campagna elettorale per le amministrative del maggio 2016. La Biondi ha raccontato che, dopo aver contattato la segreteria del Partito Democratico per chiedere spiegazioni su come il suo nome fosse finito nella lista dei candidati, ha avuto un incontro con una persona (che pare fosse Gennaro Mola, compagno della Valente) che le ha chiesto di firmare un modulo nel quale dichiarava di non aver sostenuto spese durante la campagna elettorale. Si trattava presumibilmente dell’autocertificazione che i candidati sono tenuti a presentare dopo la conclusione del procedimento elettorale ma che l’avvocatessa ha rifiutato di firmare. Tutte le vittime del raggiro hanno affermato di non aver mai avuto l’intenzione di candidarsi a sostegno della Valente e di non aver mai sottoscritto alcuna candidatura, pertanto le firme dei candidati e quelle nove candidature raccolte dai collaboratori della Valente sarebbero false. La Valente – che non è indagata – non è stata fino ad ora in grado di spiegare come mai i nomi di quelle persone siano finite all’interno di una lista che sosteneva la sua candidatura a sindaca di Napoli e non ha escluso nemmeno l’ipotesi di un complotto ai suoi danni: «Non essendo in grado di ricostruire come sono andate le cose, non posso escludere assolutamente niente, non mi piace pensare ai complotti e mi viene difficile, ma nelle condizioni in cui sono non escludo niente. Sarebbe l’ipotesi più triste, che mi amareggerebbe ancora di più  ma non posso escludere niente, alcuna ipotesi, un complotto, un pasticcio dell’ultim’ora o disattenzione». Per la verità le ipotesi di un pasticcio o di una disattenzione sembrano poco probabili perché ai nove nomi corrispondeva anche la corretta data di nascita, se di disattenzione si fosse trattato quantomeno non ci dovrebbe essere corrispondenza tra da nome e data di nascita, cosa che invece c’è. Riguardo al complotto per danneggiare la Valente – che non ha vinto le elezioni – non se ne capisce il motivo. Sembra invece che la presenza di quelle nove candidature “fantasma” fosse strumentale a colmare i vuoti nella lista Napoli Vale e a rendere possibile la presentazione della lista che altrimenti avrebbe avuto il problema di non avere abbastanza candidature e Mola avrebbe ammesso che «Dopo il numero venti i nomi erano riempitivi» come spesso accade nelle liste elettorali dove è necessario raggiungere un numero minimo di candidati per la presentazione, peccato però che Federica D. S. era candidata al sedicesimo posto nella lista. Circostanza che sembra essere confermata da un articolo del Mattino di Napoli di dieci giorni dove veniva rivelato che i candidati “sicuri” della lista Napoli Vale erano “al massimo 14” (ben al di sotto della soglia minima per la presentazione) mentre “i restanti aspiranti consiglieri non si sa chi li abbia proposti, indicati ed infine inseriti tra i 40 candidati ufficiali“. Che il comitato elettorale della Valente abbia commesso qualche errore sembra essere fuori discussione anche perché la validazione dei nominativi sarebbe avvenuta in un’unica giornata, il 6 maggio 2016, alla vigilia della scadenza del termine per la presentazione delle liste.
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La Procura indaga sul movente economico

Da quale banca dati i collaboratori della Valente hanno attinto i dati necessari a falsificare quelle nove candidature, e soprattutto perché? Il dubbio – visto e considerato che fin’ora le persone ascoltate dai magistrati non sono riuscite a chiarire la natura dell’errore – è che dietro la lista gonfiata si celi un movente di tipo economico. Il Mattino di Napoli, che a gennaio aveva dato la notizia della candidatura a sua insaputa di Federica fa rende noto che stando ai conti presentati dallo staff della Valente la lista Napoli Vale ha sostenuto spese elettorali pari a circa 26mila euro. Il conto avrebbe dovuto essere pagato dal Partito Democratico che forse quindi potrebbe risultare parte lesa di quella che sembra essere una truffa ai danni del partito nella quale le nove persone candidate a loro insaputa sono le vittime. E proprio a riguardo dei costi e delle spese sostenute domani la Procura di Napoli ascolterà la testimonianza di Gennaro Mola. La Procura – che sembra puntare proprio in direzione del movente di tipo economico – ha anche convocato Mario Casillo (capogruppo Pd in Regione) e due parlamentari del PD campano: Marco Di Lello – che aveva fornito sei nominativi da inserire in lista le cui firme furono autenticate regolarmente – e Leonardo Impegno al quale era stato chiesto di indicare altri nomi da candidare. Per il momento l’unica persona iscritta nel registro degli indagati per violazione della legge elettorale è il consigliere comunale Pd Salvatore Madonna che secondo gli inquirenti avrebbe indicato i nove nominativi “fantasma” da inserire nella lista Napoli Vale.
Foto copertina via Twitter.com
 

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