Il “mistero” Giuseppe Cambareri tra Europa e Sudamerica

di Francesco Guerra

Pubblicato il 2019-08-29

Si può ritenere Cambareri una sorta di mediatore universale teso a unire le diverse, finanche divergenti, istanze internazionali gravitanti intorno ad un militante anticomunismo

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La figura di Giuseppe Cambareri rappresenta, sotto il punto di vista storiografico, un autentico mistero, sul quale vale la pena soffermarsi. Dopo essere emigrato in Argentina, all’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, tornò per prestare servizio militare e in Italia restò fin dopo la fine della guerra. Nel 1922, mentre il fascismo si consolidava politicamente sino a prendere il potere, ritroviamo Cambareri in Argentina e in Brasile, a coadiuvare l’attività diplomatica dell’allora ambasciatore Badoglio, ufficialmente nelle vesti di impresario teatrale e commerciante, assai più probabilmente come eminenza grigia del nascente regime in cerca di alleati nel continente sudamericano.

Il “mistero” Giuseppe Cambareri tra Europa e Sudamerica

A partire dal 1934, dopo essersi trasferito da Buenos Aires a San Paolo, si infittiscono le sue relazioni con l’ambasciata del Brasile a Roma allo scopo, almeno stando ai materiali d’archivio disponibili, di svolgere una missione segreta. Suppostamente, tale missione, in particolare considerando la prossimità di Cambareri al presidente brasiliano Getúlio Vargas, doveva consistere in un tentativo di separazione dell’Italia fascista dalla vicinanza con la Germania da svolgersi tramite il rafforzamento delle correnti antinaziste presenti all’interno del regime mussoliniano. Ipotesi, questa, suffragata dalle strette relazioni intessute da Cambareri, tra seconda metà degli anni ’30 e per tutto il periodo della guerra, con generali quali Pietro Badoglio e Giacomo Carboni, assai ostili ad una alleanza con la Germania, come pure con alti dirigenti del SIM, il servizio segreto militare italiano dell’epoca, e col Vaticano, nel disperato tentativo di preservare Roma e i suoi abitanti dall’occupazione nazista. Sempre in un’ottica antinazista – e ormai marcatamente antifascista – nel proposito di rimuovere Mussolini, va vista la stessa collaborazione di Cambareri con i servizi segreti americani in favore dei quali costruirà una rete di spionaggio altamente efficiente a partire dal 1939. Di maggiore complessità è comprendere esattamente l’operato di Cambareri, tra Italia, Spagna franchista, Brasile e Argentina dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Bino Bellomo, in un suo saggio dedicato al movimento segreto militare antidittatoriale in Italia, dichiara senza mezzi termini che Cambareri, in Brasile, nonostante non avesse nessuna carica ufficiale, parimenti, “sembrava che la eminenza grigia fosse lui: il presidente Vargas era una sua creatura ed era stato messo da lui a capo dello Stato”. Accanto a questa dichiarazione, sappiamo che, dal 1946, era stato concesso a Cambareri un passaporto di servizio direttamente dal Ministero degli Esteri, pertanto, eludendo i normali controlli previsti dalla questura. Con questo passaporto si permetteva a Cambareri di viaggiare, senza passare dai controlli di routine previsti, non solo in Europa ma in tutto il Sudamerica. La giustificazione faceva riferimento a non meglio precisati affari che Cambareri avrebbe dovuto svolgere, per conto del Ministero degli Esteri italiano.

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Assai più realisticamente, il Ministero degli Esteri dell’epoca si affidava ad un uomo esperto di questioni latino-americane al fine di influenzare gli accadimenti politici, in particolare, in Paesi quali Brasile e Argentina. Non è un caso che negli anni ’50 ritroviamo Cambareri tra Argentina e Brasile impegnato a reclutare, armare e finanziare le milizie clandestine di Juan Perón.
In altri termini, l’impressione che si ricava dall’operato di Cambareri “nei due mondi” è sempre quella di un soggetto politicamente oscillante tra ambienti di destra, finanche estrema destra, non liberale e ambienti liberal-democratici, in particolare statunitensi e inglesi, i quali, pur diversissimi, erano parimenti accomunati da un viscerale anticomunismo, che, tanto con riferimento al caso sudamericano come pure a quello europeo, non può essere trattato alla stregua di un dato secondario. Di particolare interesse, al fine di meglio decifrare l’operato di Cambareri in Brasile, risultano essere due recensioni pubblicate su due giornali a tiratura nazionale brasiliani nella prima metà degli anni ’50. Si trattava di due recensioni al libro di Cambareri dal titolo “L’unità del mondo”, recentemente tradotto in lingua portoghese, le quali sottolineavano il carattere enormemente innovativo del lavoro e il grande eclettismo intellettuale del suo autore. Non è questo il luogo per entrare nel merito di queste due recensioni, ma solo svolgere, per mezzo di queste, alcune intriganti congetture, in particolare ove le si accosti a ciò che la figura di Cambareri rappresentava nell’Italia del Secondo Dopoguerra. Voglio dire che di questo lavoro sull’unità del mondo non reca traccia nessun giornale italiano dell’epoca, men che meno un giornale a tiratura nazionale, ma, più ancora, contrariamente a quanto avveniva in Brasile, Giuseppe Cambareri in Italia non era un personaggio pubblico, essendo quasi del tutto sconosciuto. Accanto a questo, vi è la datazione delle due recensioni, vale a dire la prima metà degli anni ’50. Sono anni nei quali in Brasile ancora è forte la presenza politica di Vargas, nonostante una sempre più accentuata difficoltà a governare il Paese, ciò che culminerà nel suicidio del presidente nel 1954.

Cambareri e la massoneria

Riprendendo una citazione di Bino Bellomo, il quale ricordava come Cambareri fosse una sorta di eminenza grigia che operava alle spalle, sebbene col beneplacito, di Vargas, viene da pensare che, alla morte di quest’ultimo, Cambareri si sia rivolto ad altri possibili interlocutori – le milizie peroniste – fuori dal Brasile, più precisamente in Argentina. Alla luce degli elementi sin qui richiamati riguardanti la complessa e misteriosa figura di Giuseppe Cambareri e in attesa di svolgere più estese e puntuali ricerche di archivio, appare lecito porsi il seguente interrogativo: come e dove può collocarsi Cambareri sotto il profilo politico, tanto in riferimento al suo operato in Europa come pure con riferimento a quello in Sudamerica? Per rispondere a questa domanda risulta essere del tutto necessario riprendere in mano i materiali di archivio raccolti, su Cambareri, dallo storico italiano Aldo Giannuli e le puntuali e ficcanti analisi svolte da Marcello Coppetti, i quali, pur relazionati alla fitta rete di relazioni politiche intrattenute da Cambareri in Europa, parimenti permettono di estendere il discorso anche all’operato politico svolto da Cambareri in America Latina, in particolare in Brasile e qui nei singolari e imprevedibili intrecci che da sempre legano la politica a più ampi e articolati circoli massonici. Avviandomi alla conclusione di questa piccola incursione volta a decifrare un personaggio tanto misterioso e parimenti sempre all’incrocio dei grandi eventi che hanno animato la storia mondiale de XX secolo, si può dire che, senza dubbio, Giuseppe Cambareri fu una figura centrale della massoneria internazionale, ciò che gli permise di entrare in contatto con personaggi potenti e spesso, come nel caso della candidatura e dell’elezione di Vargas, influenzarne lo stesso agire politico. Divenuto alto dignitario massonico a San Paolo e tornato in Italia collaborò segretamente col governo Badoglio, praticamente ricreando la massoneria in Italia dopo gli anni del fascismo e rimanendo sempre una sorta di ponte fra l’Italia e il Sudamerica. Più ancora, il trait d’union tra Cambareri e l’Italia, da un lato, e il Sudamerica, dall’altro, sembra essere un radicale anticomunismo, il quale, in termini concreti, coincise con la formazione, ad opera appunto di Cambareri, dell’Unione Mediterranea, formazione anticomunista trasversalmente formata tanto da elementi di estrazione democratica e liberale quanto da ex-fascisti e personalità della estrema destra europea, in particolare franchisti. In buona sostanza, a fronte del pericolo rosso, vero o infondato che fosse, era possibile reclutare tutti, anche gli ex-fascisti. Per concludere – soprattutto stando a quanto riportato nei documenti raccolti da Aldo Giannuli – si può ritenere Cambareri una sorta di mediatore universale teso a unire le diverse, finanche divergenti, istanze internazionali gravitanti intorno ad un militante anticomunismo. Proprio alla luce di questo insopprimibile elemento, che sempre emerge dalla biografia di Cambareri, ritengo questi un personaggio del tutto primario della storia novecentesca da approfondire, tanto con riferimento al suo agire politico europeo quanto, forse ancora di più, con riferimento alla sua azione politica tra Brasile e Argentina, in particolare dopo il 1947.

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