Il coronavirus in Cina e i rischi per l’Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-13

La Cina ha pubblicato su una piattaforma online liberamente accessibile la parte iniziale della sequenza genetica del virus misterioso che finora ha provocato 41 casi di polmonite e un decesso nella città di Wuhan. Il presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali esclude rischi per l’Italia

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La Cina ha pubblicato su una piattaforma online liberamente accessibile la parte iniziale della sequenza genetica del virus misterioso che finora ha provocato 41 casi di polmonite, sette dei quali gravi, e un decesso nella città di Wuhan. L’appello a condividere i dati era arrivato dai ricercatori di tutto i mondo perché ormai è chiaro a tutti quanto il tempo giochi un ruolo cruciale in queste situazioni, soprattutto se improvvisamente dovesse essere urgente un vaccino. Il virus appartiene alla stessa famiglia del virus della Sars che ha colpito fra il 2002 e il 2003. La sequenza genetica è stata depositata nella GenBank, la banca dati pubblicamente accessibile, punto di riferimento internazionale per i dati genetici. Il primo a diffondere la notizia su Twitter è stato il virologo e biologo evoluzionista Edward Holmes, dell’università australiana di Sydney. L’università fa parte del consorzio di centri di ricerca che ha ottenuto la mappa genetica del virus, accanto ai Centri per il controllo delle malattie (Cdc) di Wuhan e alle università cinesi di Shanghai e Huazhong.

Dopo la pubblicazione della sequenza genetica i primi risultati non si sono fatti attendere: il biologo evoluzionista Andrew Rambaut, dell’Università di Edimburgo, per esempio, ha scritto in un tweet di avere già calcolato che il nuovo virus è simile per l’89% ai Sarbecovirus, una famiglia di virus parenti della Sars che appartiene al genere Betacoronavirus. Questi ultimi fanno parte della grande famiglia dei Coronavirus, che si annidano nell’organismo dei pipistrelli, il secondo gruppo di mammiferi più numeroso dopo i roditori. Intanto c’è il primo caso identificato fuori dalla Cina del nuovo coronavirus, che finora ha fatto ammalare 41 persone con un’infezione polmonare: si tratta di una persona in Thailandia, identificata e ricoverata dalle autorità del paese lo scorso 8 gennaio, un viaggiatore proveniente da Wuahn, la città cinese focolaio dell’epidemia.

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Il presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), Marcello Tavio, esclude rischi per l’Italia: “Non abbiamo elementi per pensare che questo nuovo virus possa significativamente coinvolgerci” ma “il mantenimento di una rete di specialisti in grado di identificare precocemente il manifestarsi di nuove infezioni” è comunque “importante come strumento di protezione per la popolazione”. Le informazioni disponibili sul nuovo coronavirus sono ancora limitate, spiega Massimo Galli, past president Simit, tuttavia, “dagli elementi raccolti si desume che l’area interessata sia quella di Wuhan, una città della Cina centrale; che i casi diagnosticati sarebbero, al 10 gennaio, almeno 59, di cui 15 confermati in laboratorio; che la maggior parte dei pazienti avrebbe frequentato mercati in cui erano in vendita animali vivi e che la trasmissione da persona a persona del virus sarebbe scarsa o comunque non ancora ben definita”. L’appartenenza del virus alla famiglia dei Coronaviridae, una vasta famiglia di grossi virus a Rna, sarebbe provata dal sequenziamento del virus in due diversi laboratori in Cina.

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