Il consigliere M5S indagato per falso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-05

Ferdinando Manzo non poteva presentarsi alle elezioni a Quarto per un contenzioso con il Comune, ma l’ha fatto lo stesso. Ed è stato eletto

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Due consiglieri del Comune di Quarto, Ferdinando Manzo (M5S) e Giovanni Santoro (lista civica ‘Uniti per Quarto’) risultano indagati dalla Procura di Napoli per falso in atto pubblico. I due consiglieri – per contenziosi economici aperti con l’ente comunale – sarebbero stati ineleggibili. L’accusa verte su una falsa dichiarazione che sarebbe stata resa all’atto dell’insediamento. Per Ferdinando Manzo, tra i più votati dei pentastellati, dimessosi il 31 dicembre scorso, appena l’esecutivo di Quarto fu investito dal caso De Robbio, la proclamazione a consigliere avvenne con qualche giorno di ritardo proprio per risolvere il contenzioso aperto col comune. Giovanni Santoro, capogruppo di ‘Uniti per Quarto’ si dice sorpreso dall’indagine sul suo conto. “È vero che avevo un contenzioso sospeso per fatture dell’acqua non pagate in seguito al cambio di abitazione. Prima di insediarmi, però, avevo provveduto a risolvere la questione con l’ufficio. Tra l’altro ero stato anche rassicurato sulla mia posizione. Ho le carte in regola e le mostrerò al magistrato”.
Il video di presentazione di Ferdinando Manzo durante la campagna elettorale per Quarto:

Scrive il Fatto Quotidiano che l’esponente grillino si è dimesso il 31 dicembre, otto giorni dopo le perquisizioni che hanno scoperchiato i presunti appoggi della camorra al consigliere M5s De Robbio, accusato anche di tentata estorsione alla sindaca Rosa Capuozzo. Eppure Manzo aveva appena estinto il debito di 7.000 euro con l’ente pubblico grazie a un mutuo coperto col quinto dello stipendio. “Mi sono dimesso per motivi familiari, l’inchiesta su De Robbio non c’entra ”, disse Manzo, che sostenne di aver assistito ad alcuni incontri tra il consigliere e la sindaca: “De Robbio è‘nu guaglione ‘pasta e fasule’, parlava in maniera schietta e voleva far affidare lo stadio ai privati, ma non tentò estorsioni”.

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