Il caso del 90enne legato a chiave al letto della Rsa e abbandonato nelle sue deiezioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-29

La denuncia da parte della nuora di nonno Angelo e suo medico personale, dopo che l’uomo l’ha implorata: “Ti prego, portami via di qui e chiama i carabinieri”

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Lo hanno trovato così, sdraiato sul letto, inchiodato da una fascia chiusa a chiave che gli impediva di alzarsi o anche solo di muoversi. E non perché fosse pericoloso per sé o per gli altri, ma per la sola “colpa” di essere anziano. Ecco come viveva nonno Angelo, 90 anni che compirà il prossimo 15 maggio, prigioniero di una Rsa, la Sant’Anna di Pianezza (Torino), che avrebbe dovuto prendersi cura di lui.

Quando, nel marzo scorso, la nuora e suo medico personale, Caterina Rusz, è andata a trovarlo, lo ha trovato legato al letto e abbandonato nelle sue deiezioni. Una, due, tre volte, fino a quando lo stesso Angelo non l’ha pregata: “Ti prego, portami via da qui e chiama i carabinieri”. Così riporta la vicenda “La Stampa” di Torino.

“Le fotografie sono chiare. Nonno Angelo, 90 anni, è sdraiato sul letto, inchiodato da una fascia chiusa con una serratura che si apre soltanto con la chiave. Non può alzarsi, non può gestire da solo la chiusura, per qualunque esigenza deve aspettare che qualcuno arrivi a liberarlo. Ovviamente se ha il tempo di farlo. Nonno Angelo – il cui cognome è contenuto nella denuncia che suo figlio e sua nuora hanno presentato un mese fa – non è pericoloso, nè per se stesso, nè per gli altri. E ha una patologia soltanto: è anziano. Ha un po’ demenza senile, certo. Ed è fragile come un cristallo. Caterina Rusz la ricorda così: ‘Era tutta la settimana che trovavo mio suocero legato al letto quando andavo a vistarlo. Quel mattino lui mi disse: “Ti prego portami vai da qui. Portami vai e chiama i carabinieri’.”

E così lei ha fatto: ha denunciato. E quello che è venuto fuori pare andare molto oltre la storia di Angelo: “Malati abbandonati nelle stanze, seminudi e con pezzi di materassino addosso” racconta La Stampa. “Altri che vengono alzati una volta sola a settimana. Manca il personale e tenere gli ospiti con sistemi di costrizione è la prassi.”

“La sua storia di anziano legato ad un letto in una Rsa, è contenuta nella denuncia presentata da sua nuora, medico di famiglia nel torinese, il 21 marzo scorso. Lei si chiama Caterina Rusz e nei documenti che tirano in ballo la rsa «Sant’Anna» di Pianezza narra esattamente ciò che ha denunciato il Difensore civico del Piemonte, Augusto Fierro, nella sua relazione inviata ai vertici della Regione Piemonte nel 2019: «In molte Rsa si usano mezzi di contenzione sugli ospiti. «Andai la prima volta a visitarlo in quanto suo medico curante il secondo giorno che era ricoverato. Era legato. Mi dissero che era stato ordinato dal medico della struttura. Era mattino inoltrato: Angelo non lo avevano neanche pulito. Era lì che aspettava il suo turno». E così il giorno dopo e quello dopo ancora. Perché era legato? «Una volta mi risposero che non avendo potuto cambiarlo e lavarlo non potevano metterlo sulla sedia a rotelle: l’avrebbe sporcata. Ma come si fa a tenere una persona nelle sue deiezioni? Mio suocero, ogni giorno l’ho lavato io. Arrivavo lo facevo slegare e poi lo accudivo» racconta.”

Quanto a nonno Angelo sono dovuti andare a prenderlo coi carabinieri che aspettavano fuori, causa Covid, e oggi è stato trasferito in un’altra casa di cura. Ma in tantissimi sono ancora nella struttura, in condizioni che, se confermate le testimonianze, non sono degne di essere chiamate umane. Nelle prossime settimane si conosceranno maggiori dettagli sugli esiti della denuncia, ma secondo alcuni quello della residenza per anziani di Pianezza non sarebbe affatto un caso isolato, bensì la prassi in molte Rsa piemontesi, a causa di anni di tagli al personale e complice anche il Covid.

 

 

 

 

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