Il boom della dislessia (vera e presunta)

di Erennio Ponzio

Pubblicato il 2018-09-04

Secondo i dati ufficiali del ministero dell’Istruzione, relativi all’anno scolastico 2016-2017, nel nostro Paese tre alunni su cento sono affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (dsa), cioè dislessia (42,5 per cento), disortografia (20,8), discalculia (19,3) e disgrafia (17,4). Si tratta complessivamente di 254.614 alunni delle scuole italiane di ogni ordine e grado. Il numero è da …

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Secondo i dati ufficiali del ministero dell’Istruzione, relativi all’anno scolastico 2016-2017, nel nostro Paese tre alunni su cento sono affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (dsa), cioè dislessia (42,5 per cento), disortografia (20,8), discalculia (19,3) e disgrafia (17,4). Si tratta complessivamente di 254.614 alunni delle scuole italiane di ogni ordine e grado. Il numero è da tempo crescente, anche perché il fenomeno è di recente validazione scientifica, per quanto ci si interroghi ancora sulle cause quasi sicuramente di origine neurobiologica. Le difficoltà specifiche di apprendimento comportano difficoltà, più o meno gravi, nel leggere, nello scrivere e nell’effettuare calcoli. Molti dislessici leggono in modo lento e frammentario, omettendo, invertendo o sostituendo parole. Analogamente nello scrivere possono omettere o scambiare lettere, trovando osticità in particolare nell’uso delle doppie, degli accenti e dell’apostrofo.

dislessia

Conseguenza di questi problemi è l’accentuarsi di fatica e frustrazioni nei soggetti dislessici, in genere svogliati, disattenti e oppositivi: essere considerati non all’altezza delle aspettative da genitori e insegnanti determina ansia, alimenta preoccupazioni e disagi sul piano emotivo, incide negativamente sull’autostima e sul benessere generale dello studente. Eppure questi ragazzi hanno quasi sempre marce in più sul piano dell’intelligenza e della memoria, soprattutto visiva, a breve e a lungo termine, ma i tradizionali metodi d’insegnamento tendono a soffocare le loro potenzialità.

Nonostante l’accertamento del dsa sia frutto di una valutazione specialistica effettuata attraverso specifici test, intorno a questo tema si stanno verificando fenomeni ai limiti dell’isteria. Innanzitutto, a fronte di un numero crescente di figli sempre più disincantati dal mondo scolastico – forse perché liberamente impegnati per otto ore al giorno con l’ultima versione del videogioco Gangster Vegas o di Minecraft – i genitori sono convinti che tutti i problemi della prole siano conseguenza dei disturbi d’apprendimento. Così intasano inutilmente le strutture pubbliche preposte, già sofferenti per i tagli al personale, scoprendo (delusi) che la dislessia non c’entra alcunché. Parallelamente è tutto un fiorire di associazioni, decaloghi e servizi per dislessici, che in molti casi determinano la nascita dell’ennesima “categoria sociale” di cui francamente non se ne sentiva il bisogno. Ecco allora il boom dei centri estivi per ragazzi con disturbi dell’apprendimento, cioè tutto un fiorire di lezioni di informatica o di inglese con sistemi informatici compensativi. Con un eufemismo le chiamano “vacanze formative”. Per la serie: siccome questi percorsi te li dovrai beccare tutto l’anno scolastico, includere anche il periodo della spensieratezza e delle vacanze non è poi così male. Come far diventare una normale caratteristica fisiologica in una colpa.

 

(Foto da qui)

Leggi sull’argomento: Il volo “a palombella” di Retequattro

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