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Il governo di PD e Forza Italia prossimo venturo

neXtQuotidiano 03/01/2017

Con le nuove elezioni il rischio è che il sistema elettorale restituisca un sistema tripolare senza maggioranza. E allora tornerà di moda la Grande Coalizione

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La tentazione è la Grande Coalizione. Monica Guerzoni sul Corriere di oggi racconta che nei palazzi della politica si cominciano a immaginare gli scenari futuri che il nuovo Parlamento dovrà affrontare dopo un voto che si preannuncia sanguinoso per le parti in campo e che rischia, a seconda della scelta della legge elettorale, di lasciare sul campo morti e feriti ma non vincitori e vinti. Perché il rischio che nella notte dello spoglio nessuno riesca ad arrivare a una maggioranza nei due rami del parlamento è molto concreto, talmente concreto da lasciar immaginare scenari interessanti per le coalizioni che verranno. Silvio Berlusconi, sempre sul Corsera, conferma di puntare a un proporzionale con sbarramento e disegna una maggioranza che poggi su due pilastri. Se in Germania la Merkel ha dovuto accordarsi due volte con i liberali e una con i socialdemocratici, lui ha in mente un nuovo Nazareno: «Vedo come soluzione un patto tra Pd e FI».

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Chi è al governo in Europa (Corriere della Sera, 3 gennaio 2016)


E in effetti è proprio questo lo scenario più probabile per il dopo voto: in uno scenario tripolare due poli si alleano per mandare all’opposizione il terzo polo, ovvero i voti di Forza Italia, che si candiderà in coalizione con Meloni e Salvini, serviranno successivamente ad assicurare un nuovo governo a guida diversa da quella dei candidati alle elezioni e necessariamente “tecnico”:

L’ex presidente della Camera sosterrebbe senza imbarazzi un nuovo patto del Nazareno. «Ma il dibattito sulla data del voto è demenziale — avverte Casini —. Se continuiamo a fare errori la possibilità che la sommatoria tra Grillo, Salvini e Meloni raggiunga il 50% non è remota». I timori Federico Fornaro, minoranza dem, lo dimostra coi numeri: «Alla Camera se il Pd prendesse il 30% e Forza Italia il 12%, difficilmente si arriverebbe ai 316 seggi di maggioranza, anche se Ncd superasse uno sbarramento del 3%». Gaetano Quagliariello è preoccupato. Per l’ex ministro di Letta, teorizzando la grande coalizione a partire dalla legge elettorale «si creano i presupposti per una situazione weimariana, in cui le forze antisistema conquistano la maggioranza ma non costruiscono una coalizione».
Eppure i centristi del Pd continuano a tessere la loro tela. «Per la complessità italiana servono coalizioni che affrontino le emergenze», sostiene Beppe Fioroni e indica due strade: una legge che consenta la coalizione prima del voto grazie al premio di maggioranza, oppure un’alleanza che si formi in Parlamento dopo il voto, «come dice la Costituzione». Ncd tifa per il modello tedesco e non solo perché le larghe intese hanno consentito ad Alfano di battere ogni record di longevità come ministro. «Noi siamo nati sulla responsabilità — ricorda Maurizio Lupi —. E sono contento che torni la coscienza di una nuova stagione in cui ci si rimbocca le maniche e si lavora assieme». Purché, ammonisce, non si commetta il «grande errore» di illudersi che gli scenari futuri si disegnino con le leggi elettorali. La divergenza tra i (tanti) fan della grande coalizione è tutta qui. Partire dal sistema di voto, oppure aspettare il verdetto delle urne? Il ministro Gian Luca Galletti risponde al volo: «Meglio partire dal proporzionale. Serve un governo forte e con il maggioritario fai fatica a centrare l’obiettivo».

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