Globalizzazione o morte: perché i sovranisti non ci salveranno

di Signor Ernesto

Pubblicato il 2018-12-11

Enciclopedia Treccani: “Globalizzazione: Termine adoperato, a partire dagli anni 1990, per indicare un insieme assai ampio di fenomeni, connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo.” Uno degli effetti collaterali di questo processo è la nascita di nazionalismi esasperati, di “sovranismi”, movimenti di opposizione all’inevitabile incremento dell’interdipendenza tra …

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Enciclopedia Treccani:

“Globalizzazione: Termine adoperato, a partire dagli anni 1990, per indicare un insieme assai ampio di fenomeni, connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo.”

Uno degli effetti collaterali di questo processo è la nascita di nazionalismi esasperati, di “sovranismi”, movimenti di opposizione all’inevitabile incremento dell’interdipendenza tra i soggetti interessati.

Enciclopedia Treccani:

“sovranismo s. m. Posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione.”

Funzionano. Questi movimenti hanno successo e sfruttando la leva della nostalgia (canaglia … lo dice anche la canzone) con le ultime elezioni politiche hanno portato nel Parlamento italiano gente che fino a ieri era relegata al ruolo di quinto al tavolo dello scopone nel bar del paese. Il quinto, quello che segna i punti e che sopporta continui buffetti sul coppino perchè sbaglia le addizioni. La psiche umana tende a cancellare le esperienze dolorose conservando i momenti positivi dell’esistenza. Una forma di autodifesa immagino … vai a pensare che questa sorta di memoria selettiva ci si sarebbe ritorta contro. Dal sito del Centro di ricerca congiunturale svizzero (KOF-ETH di Zurigo) mi sono scaricato i dati relativi agli indici di globalizzazione economica dei paesi monitorati (la copertura è pressochè totale) , costruiti pesando variabili (la maggior parte in percentuale del PIL) come esportazioni, importazioni, investimenti diretti esteri, attività e passività in portafogli di investimento esteri e internazionali, indici di concentrazione nel commercio di beni, detenzione di titoli di debito domestici ed esteri(proporzione) etc..etc.. qui il lavoro di Gygli, Savina, Florian Haelg and Jan-Egbert Sturm (2018) per maggiori dettagli

Possiamo ignorare ciò che vediamo ma non possiamo corrompere i numeri. Da qualsiasi parte si osservino, anche dall’angolo più buio della povertà, i dati dicono che globalizzare è la soluzione ottimale per distribuire benessere. Il problema è, checché ne dicano tutti,che il processo è troppo lento e la risposta sociale e politica , vuoi inconsapevolmente, vuoi colpevolmente, a questo inarrestabile moto di integrazione, è superficiale o pigra. La globalizzazione funziona per vasi comunicanti. Se ne riempie uno, l’eccesso si riversa nell’altro e via via fino a riempire i serbatoi disponibili. Le disfunzioni o disuguaglianze si osservano quando il benessere si concentra in un solo vaso senza defluire. Quando accade, a causa di difficoltà contingenti – quali possono essere le crisi che ciclicamente insistono sulla congiuntura economica,vedi dal 2008 fino ad oggi ad esempio, o per dolo, per mancanza di collegamento (pensiamo a quanto possa convenire tenere intere aree continentali quasi impermeabili al processo, vedi l’Africa ad esempio) – nascono problemi seri.

Carlo Calenda nel suo Orizzonti Selvaggli scrive a proposito: “Compito fondamentale della politica è quindi gestire le trasformazioni, rendendole sostenibili.” Compito della politica (buona) è accelerare le trasformazioni positive, e la Globalizzazione certamente è una trasformazione “fisicamente” positiva, ammortizzando gli effetti che , inevitabilmente, la velocità comporta. La politica (buona) deve metterci le cinture di sicurezza e portarci a destinazione (integrazione completa) prima possibile. Questo, banalizzando, deve fare e per un motivo semplice: il globo è uno ed uno solo ed il processo è a termine. Non possiamo globalizzarci all’infinito, insomma. Prima il travaso dei vasi comunicanti defluirà e prima si alzerà il limite inferiore che usiamo per misurare le disuguaglianze. Che non scompariranno. Ed è un bene.

– In effetti alcuni credono che il globo non sia un globo ma una specie di monetone che ruota nello spazio (mio figlio è convinto che la luna sia una lampadina) ma comunque il discorso non cambia. –

Questi gli indici di globalizzazione economica di alcuni paesi (tra cui il nostro) che giudico interessanti:

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La parte “dinamica”, il grafico in basso, è interessante. Mostra un’Italia che fino all’integrazione europea procedeva a passo di lumaca nel processo di globalizzazione economica. Tuttavia..tuttavia..abbiamo sfruttato l’onda con un atteggiamento che definirei parassitario intelligente. Il problema nasce con la mancata trasformazione dei benefici, dei crediti che ci siamo trovati in tasca. I paesi europei con il miglior tasso di globalizzazione economica sono quelli che meglio hanno sopportato le crisi pur non godendo dei privilegi che gli USA hanno (forse giustamente) capitalizzato nell’ultimo secolo. Privilegi ora in pericolo..ed è questa la causa di molti dei guai che stiamo passando. Sono rimasti indietro (incredibile) e sentono sempre più il fiato sul collo di una Unione Europea lanciata..seppur impegnata ad evitare sgambetti maliziosi.

Questa è la crescita(media dei due paesi) degli indici di globalizzazione economica di Germania e Francia, i nostri “competitors” naturali sui mercati internazionali, confrontata con la crescita del PIL reale pro capite italiano. Spiega credo bene quel “parassitario intelligente” di prima perchè, gioie(e dolori forse) dell’integrazione, la dinamica del nostro PIL è molto più simile(o legata se volete) a quella curva(la crescita della “loro” integrazione) di quanto non lo sia alla crescita del NOSTRO indice di globalizzazione.

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Magia della globacorrelazione, quelle due curve si muovono insieme ed ogni 20% di crescita degli indici di globalizzazione economica dei nostri amici francesi e tedeschi insieme vale circa un 40% di crescita del nostro PIL pro capite, la nostra ricchezza. Insomma, ci tirano la volata per benino :=)

Perché questa chiacchierata? Perché sabato 8 dicembre la mia Roma ha ospitato (malvolentieri invero) la manifestazione della Lega, che mi ostino a chiamare Nord, partito che fa della chiusura, della “non integrazione”il proprio manifesto politico. Hanno provato prima dividere l’Italia, provano oggi a dividere l’Europa cavalcando quelle disfunzioni che una politica ad oggi miope ed arraffona ha contribuito ad esacerbare. Ci sono nemici politici che vanno rispettati. Questi no. Non per ora. Non se continuano con proclami grotteschi supportati dal nulla. Non se continuano a farci vergognare davanti al mondo intero. Questi vanno combattuti civilmente, resistendo ad oltranza, senza troppa galanteria. E speriamo che abbiano lasciato pulito..che domani vado in centro.

Saluti, :=)

(musica..non so se Next la passa ma ci proviamo..)

Signor Ernesto è uno pseudonimo. Su Twitter lo trovate qui

Leggi sull’argomento: La sfiducia degli italiani è rivolta contro l’Italia non contro l’Europa

 

 

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