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Giovanardi ha davvero presentato un esposto per non mandare in onda l’episodio di Peppa Pig
neXtQuotidiano 11/09/2022
Nell’esposto presentato da Giovanardi per chiedere di non mandare in onda la puntata di Peppa Pig si attacca anche la maternità surrogata
L’ex ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi e l’ex presidente del Forum Famiglie Luisa Santolini hanno chiesto di vietare alla Rai di trasmettere una puntata di Peppa Pig. Si tratta della puntata che ha monopolizzato il dibattito politico degli ultimi giorni, quella intitolata Families trasmessa in Inghilterra ma diventata famosa anche in Italia, anche se non è stata ancora trasmessa. Nell’episodio in questione gli autori del cartone animato hanno deciso di introdurre una coppia omogenitoriale. In molti hanno criticato la scelta degli autori di Peppa Pig, parlando per esempio di “indottrinamento” o di “politically correct” e hanno chiesto di non trasmettere l’episodio in Italia.
L’esposto di Giovanardi
Giovanardi e Santolini hanno presentato un esposto formale al Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione media e minori del ministero dello Sviluppo economico con l’obiettivo di impedire alla Rai di mandare in onda l’episodio incriminato. Nella motivazione presentata da Giovanardi e Santolini, oltre a considerare “non naturale” il fatto che una bambina o un bambino possano avere due genitori dello stesso sesso, Giovanardi e Santolini menzionano la maternità surrogata dicendo che si tratta di un reato reato. L’ex ministro, in ogni caso, non è nuovo a dichiarazioni di questo genere. Come riporta Opena, qualche anno fa ha sostenuto che «non è naturale il rapporto tra due uomini o due donne» e ha paragonato un bacio tra due ragazze all’«effetto che fa se uno fa pipì: se lo fa in bagno fa bene, ma se uno fa la pipì per strada davanti a lei, può darle fastidio». Nell’esposto si attacca apertamente la gestazione per altri, sostenendo che «per concepire un figlio esiste un padre di cui si è utilizzato il patrimonio genetico. Le leggi in vigore in Italia devono essere rispettate e spetta al Parlamento eventualmente cambiarle e non ai cartoni animati, specialmente se questi ultimi sono rivolti alle vere vittime di queste palesi illegalità».