Gino, Renzo, Tere e quell’ospedale in Uganda di “scandalosa bellezza”

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2021-08-13

Lui si chiama Gino Strada, l’altro Renzo Piano. E non lo faranno mai, non è nel loro stile, ma quest’ospedale dovrebbe chiamarsi Teresa. Teresa Sarti

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Sono i primi giorni di settembre del 2009, Teresa se n’è appena andata a 63 anni per un tumore al pancreas, dopo una lunga malattia. Teresa è un’insegnante, un’attivista, e ha trascorso gli ultimi 15 anni letteralmente a creare e a seguire progetti di cooperazione umanitaria internazionale in Africa e in Medioriente.

La notizia della sua morte arriva a Renzo, che di mestiere fa l’architetto e ha passato tre quarti della sua vita a costruire bellezza. Non ha mai conosciuto Teresa, ma sa tutto di quei due coniugi milanesi che, anni prima, hanno immaginato una organizzazione non governativa che curasse gratuitamente e ad altissimo livello le vittime delle guerre più sanguinose del pianeta.

Insulti a Gino Strada
Foto IPP/Simone Bergamaschi

È per questo, forse, che Renzo sente l’urgenza di prendere il telefono e scrivere a Gino, che è il marito di Teresa e di professione fa il medico, il chirurgo. Renzo e Gino sono già in quel momento due tra i giganti italiani viventi del nostro tempo. Eppure, per qualche strana ragione, non si sono mai parlati, né scritti prima d’ora. Nel giorno in cui Gino dice addio per l’ultima volta al grande amore della sua vita, conosce Renzo. Prima un messaggio, poi a voce. Ed è proprio durante una telefonata tra Londra e Milano che nasce l’idea di costruire un ospedale. Un ospedale pediatrico. A Entebbe, in Uganda, in uno degli angoli più poveri e straziati al mondo. “Un ospedale scandalosamente bello” chiede Gino, e Renzo annota.

Poche settimane dopo sono uno davanti all’altro a Genova, nello studio di Renzo, il quale comincia a tracciare su un foglio le prime linee della struttura con un pennarello verde. Anni dopo quegli schizzi sono diventati muri e pareti di argilla rossa, circondati da 2600 pannelli solari, e tutt’attorno meravigliosi fiori viola di Jacaranda, a 1200 metri di altitudine, a due passi dal lago Vittoria. Tutto al 100% sostenibile, locale e, soprattutto, gratuito, dalla prima pietra all’ultima visita.

Ci sono voluti anni di sopralluoghi, studio e lavoro, ma alla fine quella “scandalosa bellezza” ha preso vita. “Un luogo dove si curano i bambini deve avere una sua bellezza non cosmetica ma profonda” dice Renzo. Quella stessa bellezza che Gino ha sempre messo al centro di ogni cura, ogni terapia.

Lui si chiama Gino Strada, l’altro Renzo Piano. E non lo faranno mai, non è nel loro stile, ma quest’ospedale dovrebbe chiamarsi Teresa. Teresa Sarti. Perché, senza saperlo, è nato quel giorno triste di inizio settembre in cui se n’era appena andata e Renzo ha alzato il telefono. E perché senza di lei oggi forse non esisterebbe. Anche questa, in fondo, è una forma di bellezza.

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