Gentiloni governa fino all'estate?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-11-30

Dopo le elezioni nessuno potrebbe avere la maggioranza. E allora il governo potrà agire in prorogatio

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Antonio Polito sul Corriere della Sera pubblica oggi un’analisi sulle prossime elezioni politiche che prevede uno scenario “spagnolo” per la situazione italiana dopo la chiusura delle urne. Basta che Paolo Gentiloni non finisca sfiduciato per qualche motivo e il suo governo potrebbe quindi rimanere in carica fino all’estate:
 

Se Gentiloni arriverà illibato alla fine della corsa, allora dopo lo scioglimento resterà in carica come da prassi «per il disbrigo degli affari correnti». Definizione che lo trasforma quasi in un esecutivo tecnico; ma definizione ampia, visto che vi si possono far rientrare anche decisioni rilevanti, come avvenne nel 1998 per la concessione delle basi italiane durante l’intervento in Kosovo.
Il governo durerà dunque di sicuro fino alle elezioni di marzo. Ma sarà certamente in carica anche dopo e per almeno un mese, il tempo previsto per insediare le Camere,  eleggere i presidenti, formare gruppi e commissioni. Si arriverà così agli inizi di aprile, quando il capo dello Stato avvierà le consultazioni. E qui c’è già la gran ressa di tutti coloro che si inventano un criterio per cui dovrebbero ricevere l’incarico.

ius soli renzi gentiloni
La previsione di Polito è che da quando si comincerà a parlare dell’incarico si svilupperà un grande pressing nei confronti del Quirinale:

Il centro destra dice che spetterà alla coalizione prima arrivata, i Cinquestelle al partito primo arrivato, e Renzi di recente ha cominciato a sostenere che la cosa importante sarà il gruppo parlamentare più numeroso(il Pd potrebbe avere più parlamentari anche arrivando dietro i Cinquestelle nel proporzionale, grazie al gioco dei collegi). Mattarella ascolterà tutti e poi si rivolgerà a chi ha più chance di formare una maggioranza (c’è il precedente di Napolitano, che nel 2013 conferì un mandato esplorativo a Bersani senza incarico, che potrebbe tornare utile).
Ma in mancanza di clamorosi trionfi di uno dei tre poli, è molto probabile che formare il governo sarà estremamente difficile (il centrodestra, grande favorito, se pure ottenesse l’eccezionale risultato del 40% al proporzionale e vincesse la metà dei collegi uninominali, al Senato avrebbe solo 134 seggi, 27 in meno della maggioranza).

Quindi ci aspettano lunghe e complesse trattative per raggiungere una maggioranza che potrebbe arrivare soltanto se qualcuno deciderà di appoggiare un governo di minoranza che ottenga una fiducia tecnica nelle due camere. Ma chi metterebbe una faccia su uno scenario del genere, considerando che ad oggi tutti escludono un accordo con il “nemico” elettorale, per ovvie ragioni di campagna? Il rischio è quindi che si arrivi a giugno in una situazione di stallo. Con Gentiloni in prorogatio.

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