Francesca Colavita: la ricercatrice precaria che ha isolato il Coronavirus per 1500 euro al mese

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-03

«Sono sei anni che lavoro per lo Spallanzani, prima con un co.co.co, ora con un contratto annuale. Guadagno sui 20 mila euro all’anno». Ma l’assessore promette che verrà stabilizzata

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Francesca Colavita fa parte del team dello Spallanzani che ha isolato il Coronavirus di Wuhan: ieri avevamo raccontato che in questa pagina sul sito dell’ospedale Spallanzani si scrive che ha un “Incarico di co.co.co. per l’espletamento di attività di ricerca nell’ambito del Progetto FILAS-RU-2014-1154” per un compenso di 16726 euro (lordi, si immagina). Lei oggi spiega a Repubblica che adesso ha un contratto annuale:

Il suo è un team quasi tutto al femminile. È un caso isolato?
«No, nella biologia siamo più donne della media. Non c’è sessismo nella ricerca, i problemi sono altri. La ricerca è importante per una nazione, e sarebbe importante fare investimenti a lungo termine per quello che riguarda i lavoratori».

Lei è precaria?
«Sono sei anni che lavoro per lo Spallanzani, prima con un co.co.co, ora con un contratto annuale. Guadagno sui 20 mila euro all’anno».

L’assessore alla Sanità del Lazio ha detto che ora verrà stabilizzata. C’era bisogno di isolare il virus?
«A quanto so i dirigenti erano già interessati a farlo. Spero sia così, ma questo è un settore in cui si lavora per passione. È il motivo per cui, benché il pensiero ci sia, non voglio andare all’estero. Mi piace quello che faccio e dove lo faccio. Ma in Italia è dura, capisco quelli che se ne vanno. Spero davvero che la situazione migliori».

MARIA ROSARIA CAPOBIANCHI FRANCESCA COLAVITA CONCETTA CASTILLETTI
Da sinistra a destra: Alessio D’Amato, Concetta Castilletti, Francesca Colabita, Roberto Speranza, Maria Rosaria Capobianchi

Del team guidato da Maria Rosaria Capobianchi fanno parte Concetta Castilletti, responsabile della Unità dei virus emergenti (“detta ‘mani d’oro’, ha raccontato il direttore dell’Istituto Giuseppe Ippolito), classe 1963, specializzata in microbiologia e virologia. A loro si aggiungono Fabrizio Carletti, esperto nel disegno dei nuovi test molecolari, e Antonino Di Caro che si occupa dei collegamenti sanitari internazionali.

Che messaggio vorrebbe lanciare?
«L’Italia deve dare più dignità ai ricercatori. Il nostro lavoro non è un gioco: anche la più piccola ricerca è il tassello di un puzzle che porta cure ed effetti. Ma bisogna passare per i piccoli passi, esperimenti a volte molto basilari. Mi auguro che questa occasione possa contribuire a far vedere la ricerca in modo diverso».

Leggi anche: Il Coronavirus di Wuhan 2019-nCov è stato davvero isolato per la prima volta in Italia?

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