Festino con trappola? Le versioni di Morisi e dell’escort (e le contraddizioni)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-09-30

Il 20enne romeno ha raccontato la sua versione dei fatti a La Stampa, Il Corriere della Sera e La Repubblica, cadendo in alcune contraddizioni. La difesa dell’ex guru di Salvini va nella direzione diametralmente opposta

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La festa nell’appartamento di Belfiore, in provincia di Verona, c’è stata. Questo è l’unico elemento certo emerso, finora, anche dalle versioni contrastanti di chi accusa e di chi si difende. Si tratta di una vicenda personale che non è al centro di nessuna indagine. Gli inquirenti, invece, sono alle prese con un puzzle di difficile soluzione: chi ha acquistato (e, di conseguenza, ceduto) la “droga liquida” trovata all’interno dell’auto dei due ragazzi “ospiti” di Luca Morisi? L’ex capo della comunicazione social della Lega (e di Salvini) continua a respingere ogni addebito, anche se uno dei due “escort” ribadisce che a cedere quel quantitativo (circa 175 ml) di GHB sia stato proprio il 48enne.

Parla il 20enne romeno che ha partecipato al festino

Nelle ultime ore, uno dei due giovani “contattati” da Morisi per la sera di venerdì 13 agosto ha parlato con diversi quotidiani: da La Stampa a La Repubblica, passando anche per Il Corriere della Sera. In linea di massima il suo racconto è abbastanza lineare: l’ex guru della Lega avrebbe contattato il suo amico attraverso un sito di incontri (entrambi i ragazzi avevano anche un profilo su Grindr) per invitarli, dietro compenso, nella sua abitazione di Belfiore. Il 20enne ha detto di esser partito da Milano, ma qui arriva la prima contraddizione: al Corriere afferma di aver ricevuto un anticipo in denaro, mentre a La Repubblica spiega di non aver visto ancora un soldo.

Poi il racconto prosegue su tre binari simili: il giovane ragazzo romeno dice di aver iniziato a fare l’escort per pagarsi gli studi a causa della pandemia che non gli ha permesso di trovare altre occupazioni. Poi, entrando nel merito della vicenda su cui è aperta un’indagine – ma solo per verificare l’effettiva cessione di sostanze stupefacenti – spiega come non ci sia stato nessun posto di blocco dei Carabinieri: a chiamare le forze dell’ordine è stato proprio lui a causa del suo stato confusionale per aver assunto troppa “droga”. Il giovane dice di aver sicuramente fatto uso di cocaina (e sostiene che non c’erano solamente i “due grammi” rinvenuti durante la perquisizione) e di essersi sentito male. Per questo, una volta uscito dall’abitazione di Morisi, avrebbe chiesto ai vicini di casa di chiamare i Carabinieri. Alla fine, però, sarebbe stato lui stesso a prendere in mano il telefono e a contattarli.

Poi l’arrivo della volante e la prima parte del suo racconto: ha spiegato di essere in stato confusionale e impaurito (non per aver subìto violenze, ma per la troppa droga). Poi, avendo sete, è andato nella sua automobile per prendere una bottiglietta d’acqua e lì si è accorto di avere nello zaino – all’interno di un contenitore di vetro da “succo di frutta” la cosiddetta droga dello stupro. Chi gliel’ha data? Non è certo, come spiega lui stesso, che sia stato Morisi. L’unica cosa che sa è che non è lui ad averla portata in quella casa. E il Fatto parla del sospetto, per ora solo al vaglio degli inquirenti, che durante il festino qualcosa non sia andato come dovuto. Che, forse per ottenere qualcosa in più, ci possa essere stato un raggiro ai danni di Morisi.

Morisi, la versione dell’ex guru leghista

“Io non gli ho dato niente, è uno di loro che ha portato quella roba a casa mia”, si difende Luca Morisi. Stessa versione ribadita e rimarcata da Fabio Pinelli, l’avvocato che assiste l’ex spin doctor di Salvini a La Stampa:

“Non ha mai posseduto il flacone contenente il liquido su cui sono in corso accertamenti. E quindi non è stato lui a cederne il contenuto ai due giovani romeni. Sono pienamente convinto della irrilevanza penale della condotta di Morisi, il quale non ha mai posseduto il flacone contenente il liquido oggetto degli accertamenti”.

Il liquido rinvenuto in quella bottiglietta di vetro deve ancora essere analizzato. Al momento, occorre sottolinearlo, si parla di “droga dello stupro” (o per meglio dire GHB) proprio per via della dichiarazione fatta dallo stesso ragazzo ai Carabinieri. Per il resto, secondo le informazioni confermate anche da chi sta indagando, si conosce solamente la composizione della polvere bianca rinvenuta nella casa di Morisi: era cocaina, ma solamente due grammi (quindi rientra nel quantitativo per “l’uso personale”). Adesso le indagini proseguiranno e si valuterà la veridicità di uno o dell’altro racconto.

Le “feste”? Lo sapevano tutti: parla l’uomo che ha venduto casa a Morisi

Sempre su La Stampa troviamo anche il racconto di Andrea Lieto, l’uomo che ha venduto l’appartamento di Belfiore a Luca Morisi.

“Non era una novità, per chi abitava lì. Sia chiaro, non era gente che schiamazzava. Le feste c’erano da anni. Dopodiché, la frequentazione che ho avuto con Morisi è stata limitata. Chiedeva di fare determinati lavori, di parlare con l’architetto, col capo cantiere. O con me. Una persona sicuramente intelligente, piacevole, molto controllata, come modi, come tutto. Assolutamente non aggressiva, nulla a che vedere con la sua Bestia. Molto brillante, nel ragionamento. Le prima volte, io avevo ricevuto delle informazioni dalla signora che all’epoca abitava al piano sotto, che mi disse: ‘Morisi, che va in giro sempre bello tirato, ogni tanto capita qui con della gente che non s’immagina… che, insomma… sono tutto il contrario di lui’”.

Le feste in casa Morisi, dunque, non erano una novità. Ma questo aspetto non rientra, ovviamente, nell’indagine che ha coinvolto l’ex guru di Salvini.

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