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L'appello di Pizzarotti è un attacco a Grillo

Alessandro D'Amato 23/05/2016

Il sindaco di Parma presenta le sue controdeduzioni: dichiara nulla la sospensione perché non votata, usa Nogarin e Fucci per dimostrare i due pesi e le due misure del Direttorio e fa sei richieste a Beppe. Per farsi cacciare e andare al tribunale. E poi ripresentarsi per dimostrare che si può vincere senza Grillo e Casaleggio

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Una difesa che sembra un attacco. Federico Pizzarotti pubblica le controdeduzioni inviate al comitato d’appello che dovrà valutare la possibilità di ritirare la sua sospensione decisa da Beppe Grillo qualche tempo fa. Ma il sindaco di Parma dedica soltanto un paio di pagine a controbattere nel merito le accuse e utilizza le altre tre per un manifesto politico che si conclude con sei “richieste” che difficilmente verranno anche solo lontanamente vagliate dai vertici, visto che certificherebbero l’assenza di controllo centralizzato sul MoVimento 5 Stelle.

L’appello di Pizzarotti è un attacco a Grillo

Nel merito, tanto per cominciare per Federico Pizzarotti la sospensione decisa nei suoi confronti dal M5s non è valida perché nulla del genere è previsto del ‘non statuto’. “Nel non statuto – afferma – non si parla di procedure di sospensione ma di una serie di requisiti che noi abbiamo ancora saldamente tutti, non abbiamo violato nessun principio”. Pizzarotti fa poi riferimento anche a un regolamento “mai votato da nessuna assemblea e che è stato pubblicato ma non ha alcuna validità e comunque anche in questo caso – osserva – non ci sarebbe violazione”. “L’ultimo documento che abbiamo preso in considerazione – dice ancora – è il regolamento di Camera e Senato, l’unico in cui si parla di trasparenza. Anche volendo prendere in considerazione questo, non abbiamo violato il regolamento”. Poi torna sulla distanza dei vertici: “Non ho sottaciuto a chicchessia il fatto di aver ricevuto un’informazione di garanzia, peraltro da ritenersi con tutta evidenza un atto dovuto” e “non ho nascosto niente a nessuno”. “Non mi è stato possibile riferire – scrive inoltre il primo cittadino di Parma – visto che da oltre un anno molti dei membri del direttorio e altri componenti dei vertici rifiutano qualsiasi mio tentativo di dialogo”. Agli appuntamenti richiesti, rimarca il sindaco, “vi siete sempre sottratti”.  E quindi  “visto che tutta la procedura di sospensione è regolata da un documento che non ha efficacia giuridica”, “noi ci sentiamo pienamente titolati ad andare avanti, avendo dato tutte le risposte che ci erano state chieste”. Poi parla anche dei suoi colleghi Fabio Fucci e Nogarin. Sul sindaco di Pomezia, destinatario di un avviso di garanzia, in primo luogo Pizzarotti smentisce quanto affermato dai 5 Stelle (come ad esempio Alessandro Di Battista): oltre alla querela per diffamazione c’era anche una denuncia per abuso d’ufficio, nel frattempo archiviata ma che Fucci non ha ugualmente portato a conoscenza del pubblico e del direttorio. Infine fa notare Pizzarotti che Nogarin non ha ancora pubblicato l’avviso di garanzia, visto che sulla sua pagina Facebook ha pubblicato soltanto il certificato dei carichi pendenti.

Le sei richieste di Pizzarotti a Grillo

Le richieste di Pizzarotti sono 6: la prima e’ quella di “ristabilire un nuovo rapporto di confronto, condivisione e discussione tra il centro e le periferie, che sia piu’ efficace, stutturato e che tenga conto delle esigenze dei territori”. Seconda richiesta: “Indire per la prima volta e ufficialmente tavoli di lavoro, di collaborazione e di impegno comuni tra le istituzioni del Movimento che guidano le citta’, al fine di condividere linee politiche ed esperienze, in modo da rendere le singole esperienze patrimonio tutti”. Terza: “Studiare una formula efficiente e strutturata di dialogo tra gli eletti di vario grado del Movimento 5 Stelle, non solo online ma anche dal vivo, oggi legati esclusivamente da rapporti di conoscenza e di amicizia, ma totalmente slegati dal punto di vista organizzativo e programmatico”. Quarta richiesta: “Garantire la possibilita’ per eletti ed attivisti di esprimere le proprie idee attrraverso tavoli discussione o meetup nazionali – come se ne facevano un tempo – atti a discutere, definire e stabilire regole interne chiare a tutti, indirizzi programmatici e politici del Movimento poiche’ se ognuno di noi vale uno, chiunque ha il diritto di contribuire a far crescere il Movimento 5 Stelle”. E ancora, quinta richiesta: “Supportare concretamente i territori. Non e’ possibile che nelle citta’ in cui si governa vengano tollerati gruppi scissionisti o meetup in opposizione sotto il simbolo del M5S. E’ dovere del responsabile dei Comuni recarsi in tutte le citta’ 5 Stelle, Parma compresa, per ascoltare le esigenze e le esperienze di Giunta e consiglieri”. Infine, la sesta e ultima richiesta di Pizzarotti: “Ricevere una risposta chiara e definita rispetto ai consiglieri comunali che sono usciti dal nostro gruppo e che, a differenza di altri comuni, non sono stati espulsi dal Movimento, generando cosi’ confusione tra i cittadini e creando conflitti in consiglio comunale”. Pizzarotti conclude le 5 pagine di ‘controdeduzioni’ cosi’: “Credo che tutto questo renderebbe il nostro Movimento piu’ consapevole e maturo. Di fatto un Movimento che si prepara a governare. Su questo obiettivo comune, se lo si vorra’, si potra’ scrivere un nuovo inizio”.

Cosa succede adesso?

E adesso cosa succede a Parma con Pizzarotti? Il comitato d’appello del MoVimento 5 Stelle, composto da Roberta Lombardi, Vito Crimi e Giancarlo Cancelleri, può, lette le controdeduzioni di Pizzarotti, chiedere la riammissione di Pizzarotti e l’annullamento della sospensione al garante Beppe Grillo. Il quale a sua volta può concederlo o può appellarsi al giudizio degli iscritti sul blog per un voto dentro o fuori: a prima vista difficilmente il sindaco di Parma ne uscirebbe vincitore. Ma sembra difficile che dopo la mossa della pubblicazione della lettera, con la quale Pizzarotti va evidentemente a mettersi in contrasto con i capi dei 5 Stelle, ci sia la minima possibilità che il comitato d’appello perdoni il sindaco di Parma. Anche e soprattutto perché il giorno dopo il sindaco di Parma chiederebbe di fare seguito alle sei richieste successive. Molto più probabile che i 5 Stelle concludano entro dieci giorni la questione Pizzarotti accompagnandolo all’uscita. A quel punto lui sarebbe pronto a cercare di rientrare, però, con l’aiuto del tribunale. I precedenti, per ora, gli danno ragione visto che il tribunale civile di Roma e quello di Napoli, in attesa di sentenza definitiva, hanno decretato per l’annullamento delle espulsioni. Ma anche se fosse formalmente reintegrato, Pizzarotti non avrebbe alcuna possibilità di ricevere la certificazione della lista per le prossime elezioni di Parma, previste per il 2017. Ma Pizzarotti si presenterà lo stesso, e così a Parma si potrebbe avere l’assurdo di una lista 5 Stelle in concorrenza con la lista degli ex 5 Stelle. Oppure Grillo potrebbe rinunciare a certificare a Parma. Ben sapendo che se Pizzarotti riuscisse nel miracolo di vincere di nuovo a Parma senza la certificazione di Grillo dimostrerebbe che il MoVimento può esistere anche senza Grillo e Casaleggio. Peggio di così a Genova e a Milano non potrebbe andare.

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