Cultura e scienze

Come Il Fatto ci racconta la storia di Patrizio Cinque indagato a Bagheria

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-21

C’è un sindaco inquisito, ci sono le intercettazioni e ci sono storielle non proprio edificanti che emergono. Ma stavolta il giornale di Travaglio non approfondisce

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C’è un sindaco indagato. Ci sono le intercettazioni. C’è l’ipotesi di un’indagine rallentata per un favore fatto al cognato del primo cittadino. Ci sono insomma tutti gli ingredienti per finire in evidenza sul Fatto Quotidiano nella vicenda di Patrizio Cinque a Bagheria. Eppure, curiosamente la storia finisce a pagina 4 in basso anche se si capisce la rilevanza data alla vicenda CONSIP e al consigliere renziano Fanfani accusato di aver passato ad arte ai giornali il verbale di Lucia Musti, accusatrice di Scafarto e De Caprio.
patrizio cinque fatto
Su Cinque, il Fatto racconta la curiosa vicenda del comunicato in cui si dava addosso ai giudici poi smentito dall’ufficio stampa del sindaco:

E se “a caldo” il linguaggio è quello dei berluscones (“giustizia a orologeria, si mette dentro di tutto per attaccare un sindaco e un’amministrazione Cinque stelle a meno di due mesi dalle elezioni regionali”) nel pomeriggio il sindaco smentisce: “La magistratura fa il proprio dovere e ha tutta la nostra fiducia”.

E poi nelle ultime righe dell’articolo si raccontano sommariamente le vicende per cui oggi Cinque è nei guai:

L’INCHIESTA è stata aperta nel 2016 per il mobbing subito da un ’impiegata, Laura Picciurro, ma presto sotto i riflettori della magistratura è finita la gestione della raccolta dei rifiuti, l’appalto per la gestione del palazzetto dello Sport e i presunti abusi edilizi commessi da un familiare dello stesso primo cittadino. Prima in commissione regionale antimafia, poi con un esposto in Procura, la Picciurro ha denunciato l’anomalia dei “noli a freddo”, il sistema di noleggio diretto dei mezzi per la raccolta dei rifiuti dall’azienda Tec scavalcando le procedure di evidenza pubblica che in sei mesi è arrivato a costare 3 milioni di euro. Affidamenti e costi contestati anche dall’interno del M5S e dalle opposizioni che adesso con Daniele Vella, sfidante pidino del sindaco, chiedono le dimissioni di Cinque, costretto ora a giorni alterni a mettere una firma sul registro degli ‘obbligati’nella caserma dei carabinieri di Bagheria.

Insomma, l’esposto di un’impiegata e i “presunti abusi edilizi” del cognato di Cinque. Non una parola sul vigile che avrebbe avvertito il primo cittadino e sulle telefonate agli assessori per “trattare” sull’entità della multa. Vedi tu a volte la sintesi.

Leggi sull’argomento: L’onesto Patrizio Cinque e le intercettazioni sulla casa del cognato a Bagheria

 

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